Page 122 - Il sogno del volo - Dalla Terra alla Luna. Da Icaro all'Apollo 11
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La montante corsa verso l’autoveicolo ed il volo, eroden-
do il monopolio ferroviario nei trasporti, spingeva verso
propulsori a combustione interna al contempo potenti, leg-
geri e soprattutto semplici ed affidabili. Magari del tutto
inconsapevolmente, magari per una fortuita reminiscenza
leonardesca, sul finire del XIX secolo, si realizzò che in un
motore a combustione interna i cilindri oltre a essere affian-
cati in linea lungo un albero, si potevano disporre anche
radialmente intorno ad un albero, in pratica come le bocche
da fuoco disegnate da Valturio ! Sotto l’aspetto meramente
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dinamico la maggiore differenza fra le artiglierie rotanti ed
i motori con i cilindri disposti come i raggi di una ruota, e
definiti in breve radiali o a stella, era nell’essere il moto im-
presso alle palle centrifugo e centripeto, invece, quello im-
presso agli stantuffi, chiamati ormai abitualmente pistoni.
Quale che ne sia stato lo stimolo inventivo, dal punto di
vista meccanico i motori a stella potevano funzionare in due
modi nettamente diversi: tenendo fissa la stella dei cilindri,
Il motore radiale il moto progressivo dei pistoni avrebbe fatto ruotare l’al-
bero motore; per contro tenendo fisso l’albero motore gli
Prima ancora che Leonardo nascesse, già diversi tecnici stessi pistoni avrebbero finito per ruotare insieme alla stella
si erano cimentati con artiglierie a canne multiple rotanti dei cilindri. I primi si definirono motori stellari, i secondi
disposte in maniera radiale, su di un apposito disco. L’ar- rotativi, in apparenza del tutto simili fra loro, ma in effetti
ma vista dall’alto, per la sua stretta simmetria, ricordava talmente diversi da restringere il settore precipuo d’impie-
una stella: un elementare congegno di accensione di cia- go dei rotativi alla sola aviazione. Quelli stellari, invece, si
scuna canna, mai definito ma forse attivato dalla stessa confermarono validi anche per impieghi terrestri, come ad
rotazione del disco, ne provocava lo sparo, in successione esempio il Wright-Continental R-975 Whilwind da 16 litri
e sempre nella medesima direzione. Di un’arma del ge- su 9 cilindri da 400 hp montato sui carri armati Sherman
nere si trova riscontro nell’opera del Valturio, come pure M4 prodotti nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
fra gli schizzi di Leonardo, che la definì circumtronico: In ogni caso entrambe le tipologie si dimostrarono su-
la sua intuibile pericolosità valse ad interdirne avventate bito ideali per la nascente aeronautica. Il loro ingombro e
adozioni e future migliorie, relegandola nel limbo delle peso risultavano notevolmente minori dei pari cilindrata
invenzioni demenziali e bizzarre, di tanto in tanto ripro-
poste e spacciate come novità. Mezzo millennio dopo,
quel singolare criterio informatore fu alle spalle del mo- 14 Cfr. r. valturio, De re militari, 1446-1455, copia conservata
tore radiale o a stella. presso l’Archivio Storico Amma, fol 93 v.
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