Page 67 - Il Controllo del Territorio - da Federico II di Svevia all'Arma dei Carabinieri
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una vistosa involuzione della civiltà e dei costumi. Nes-  Da tale anomalia si svilupperà, nel corso dei secoli successi-
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               suna meraviglia, pertanto, che                          vi, una precipua urbanistica di impostazione longobarda , ar-
                                                                       ticolata in funzione di un continuo incremento del commercio
                  l’insediamento dei Longobardi […] ebbe carattere militare e   e, pertanto, in stretta correlazione con i mercati e le fiere: con-
                  agricolo insieme ed è segnato ancora oggi da un gran numero   cezione residenziale certamente rigida, ma altrettanto certa-
                  di toponimi dei centri abitati di nuova fondazione e di altri   mente centrifuga, in netta antitesi con quella centripeta dell’età
                  esiti linguistici, che riflettono sia il gruppo etnico sia istituti   classica. Borghi produttori, quindi, e non più città meramente
                  amministrativi […] ai quali vanno aggiunti (dopo la conver-  consumatrici e parassitarie. Lo sviluppo tangibile, tuttavia, si
                  sione di cui fu artefice il vescovo beneventano Barbato), an-  manifesterà pienamente soltanto a partire dal IX-X secolo e
                  che i loca sanctorum in particolare quelli del culto micaelico   sarà, ovviamente, di tipo feudale, con un ampio ricorso alla for-
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                  di provenienza greco bizantina.                      tificazione, difensiva e repressiva. Del resto i Longobardi, che

                  Nonostante ciò, ogni volta che riuscì possibile, i centri   in un paese dall’economia essenzialmente agricola e pastorale,
               urbani sopravvissuti alla distruzione ma inglobati nella   detenevano sia il grosso della proprietà terriera che le armi e il
               trama dei ducati continuarono a rivestire anche nel nuovo   potere, avevano la necessità di creare dei punti fortificati, sia di
               assetto un ruolo preminente. La stupefacente sopravvi-     residenza che per protezione degli abitanti dei borghi agricoli. 23
               venza deve essenzialmente attribuirsi alla relativa facilità,
               almeno iniziale, di approvvigionamento alimentare, alla    Senza contare il bisogno di garantirsi da possibili solle-
               razionale gestione amministrativa e dirigenziale, nonché   vazioni dei vinti, di gran lunga più numerosi, dalla conflit-
               alla migliore difendibilità delle attività produttive artigia-  tualità endemica interetnica e da una nuova minaccia che
               nali, confluite al loro interno; senza contare la presenza   di anno in anno si confermava più terribile e devastante:
               determinante delle massime autorità ecclesiastiche, uni-  quella dei Saraceni e delle loro scorrerie, avviatesi verso la
               che depositarie di una sia pur minima istruzione: nel VI   fine dell’VII secolo, a danno delle fasce costiere.
               secolo sono ben 250 le sedi vescovili, residue garanti della
               continuità urbana. Si tratta di uno degli aspetti più origi-
                                                                       22   Per approfondimenti E. ENNEN, Storia della città medievale, Laterza,
               nali della dominazione longobarda e senza dubbio uno
               dei pochi positivi.                                     Bari 1975, pp. 23-40; e ancora J. HUBERT et al. L’Europa delle invasioni
                                                                       barbariche, Rizzoli, Milano 1980, pp. 1-102.
                                                                       23   L. SANTORO, Tipologia ed evoluzione dell’architettura militare in Cam-
                                                                       pania, in ASPN., terza serie, vol. VII-VIII (1968-69), Napoli 1970, p. 84.
               21   F. BARBAGALLO, Storia della Campania, Guida editore, Napoli 1978,
               vol. I,  p. 113.                                        Nella pagina a fianco: L’editto di Rotari.



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