Page 212 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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212 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
organismo debole contro il quale l’esercito jugoslavo avrà buon giuoco. […] L’unica forma
di combattimento è l’imboscata. Lo scopo deve essere sempre la distruzione del reparto
nemico; perciò occorre aprire il fuoco a piccola distanza in modo da sorprendere e quindi
distruggere il nemico, per il quale non si deve avere pietà. Tutti quelli che cadono nelle
mani delle bande o che si arrendono, periscano sotto il coltello. […] Uccidere i comitagi
propri, gravemente feriti, se non vi sono nelle vicinanze fiduciari sicuri. Quei comitagi che
cadono nelle mani del nemico devono suicidarsi” .
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Accanto ai comitagi, un’altra organizzazione paramilitare, ereditata dall’esercito serbo
ed incentrata sull’elemento ortodosso, era quella dei cetnici che, costituita con compiti
di difesa territoriale, qualora l’esercito regolare fosse stato sconfitto, si sarebbero dati alla
guerriglia, da cui il nome di cetovati, far guerriglia, con cui erano conosciuti . Nel 1940,
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il servizio informazioni rilevò l’assegnazione ai reparti cetnici di nuovi compiti che include-
vano il contrasto agli aviosbarchi, in funzione anti-paracadutisti, e alle formazione corazza-
te . I cetnici considerati i “volontari della morte” e vere e proprie truppe d’assalto, oltre a
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compiti di guerriglia nel caso di un’invasione del territorio nazionale, in uno scenario più
convenzionale dovevano condurre azioni di sorpresa nelle retrovie avversarie con la distru-
zione di impianti, ponti, linee ferroviarie, mezzi di comunicazione, magazzini e depositi,
nonché azioni terroristiche e di spionaggio. L’unità elementare era la trojka, costituita di tre
elementi: vodja (capo), pomocnik (aiutante, esperto di esplosivi), zavesnik (dipendente, con
funzioni di appoggio e di vedetta). Le trojke, lanciate in territorio nemico, dovevano svolge-
re la loro missione senza impegnarsi in combattimento e tornare alla base . Esistevano poi
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gruppi paramilitari facenti capo al Sokol, un’organizzazione su base volontaria strutturata
in un comitato centrale e in comitati provinciali, circondariali, distrettuali, sezioni, com-
pagnie. Nel 1939 si stimava che ne facessero parte circa 300.000 uomini, ripartiti in 157
sezioni con 30.000 fucili che, oltre a curare l’addestramento premilitare, operavano come
formazioni ausiliarie, con compiti di copertura delle operazioni di radunata e di difesa
territoriale . Nell’estate del 1940 il servizio informazioni segnalò l’esistenza di altre due
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formazioni costituite per operare dietro le linee italiane, sfruttando la presenza di sosteni-
tori del deposto re Zog e la contiguità tra il territorio di Zara e l’entroterra dalmata , e
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di leggende guerresche, si ritiene il primo esercito del mondo. Basti ricordare che ogni comandante,
nel rivolgersi al proprio reparto, apostrofa i soldati con l’appellativo di eroi (junaci)” (magg. GiuSeppe
anGelini, Eserciti esteri, Milano, Martucci, p. 77).
634 Istruzione per i cetnici, Jugoslavia – Ministero della Guerra – Comando Generale dello Stato Maggio-
re, dispaccio I.P. 2168 in data 23 marzo 1940 riportato tradotto in Notiziario mensile stati esteri 31
ottobre 1940, Ministero della Guerra – Servizio informazioni Militare.
635 Lettera del Ministro di Croazia Stjepo Peric in data 29 dicembre 1942 al maresciallo d’Italia Ugo Ca-
vallero.
636 Notiziario mensile stati esteri 30 giugno, Ministero della Guerra – Servizio Informazioni Militare.
637 Notiziario mensile stati esteri 31 ottobre 1940, cit.
638 Comando del Corpo di Stato Maggiore, Sintesi degli ordinamenti militari delle varie potenze, n. 559
R, agosto 1939.
639 Notiziario mensile stati esteri 30 giugno 1940, cit.
Capitolo terzo