Page 300 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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                                 AUSSME. Ridotta italiana in Dalmazia

           così agguerrito era soprattutto necessario essere intraprendenti nel cercare e ottenere in-
           formazioni, nel mantenere l’iniziativa puntando ad accerchiare il nemico, e nel contempo
           operare in sicurezza, sfruttare la sorpresa, allenare plotoni e squadre ad agire in autonomia,
           suddividendoli in pattuglie agili e ben comandate di 3-4 uomini con fucile mitragliatore e
           bombe a mano.
              Il partito comunista sloveno (K.P.S.), che era stato sciolto dal governo jugoslavo costrin-
           gendone i capi a cercare rifugio all’estero, si riorganizzò nel corso del 1941 e intensificò
           la propria attività. Il K.P.S. fece leva sull’orgoglio nazionale per alimentare la volontà di
           lottare contro il fascismo e il nazismo che avevano aggredito i popoli slavi, appoggiando-
           si, dal punto di vista organizzativo e militare, sulla rete clandestina creata nel corso degli
           anni Trenta in funzione anti-italiana nelle regioni giuliane, istriane e del Carnaro, spesso
           col supporto del Partito Comunista Italiano . Sorse in tal modo il movimento chiamato
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              rate sia all’ideologia politica sia al senso di libertà e di indipendenza nazionale. Per Robotti occorreva
              istillare nei soldati quel “sacro odio” nei confronti di chi combatteva una guerra “pagata dal denaro
              straniero” e che ricorreva a sistemi di lotta scorretti e vigliacchi, basati sulle imboscate, sui tranelli, sui
              colpi alle spalle sparati a tradimento. Un altro tema ricorrente della propaganda italiana alle truppe
              era la necessità della lotta al bolscevismo, argomento largamente sfruttato dal regime fascista fin dalle
              sue origini, che minacciava ora da vicino i confini della patria. La popolazione slava era dipinta come
              nemica tradizionale dell’Italia e contaminata dal morbo comunista. (aMedeo oSti Guerrazzi, L’Eser-
              cito Italiano in Slovenia 1941-1943. Strategie di repressione antipartigiana, op. cit., p. 33).
           820 La minoranza slovena delle province irredente, appoggiata segretamente dalle autorità del Regno SHS
              e poi di Jugoslavia, si era opposta alla politica di omologazione del governo italiano. Alle infiltrazioni
              comuniste e nazionaliste jugoslave, le autorità fasciste avevano risposto con la repressione ed il Tribu-
              nale Speciale per la Difesa dello Stato, che tra il 1927 ed il 1943 celebrò 131 processi a carico di im-
              putati delle minoranze slovene e croate. Nel lessico delle autorità di polizia di confine, “slavo” e “slo-

                                                                            Capitolo terzo
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