Page 452 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           tannici e statunitensi 1017 .
              Lo schieramento dei reparti non subì ulteriori variazioni, anche se il 4 giugno l’aero-
           porto di Mostar passò sotto il controllo della Luftwaffe, che assunse anche la responsabilità
           della sua difesa, e alla data del 30 giugno la consistenza dello strumento aereo a disposizione
           della 2ª Armata era di 103 velivoli d’impiego bellico (27 BR.20, 34 Ca.314, 12 Ca.311,
           6 Ro.37, 16 CR.42, 1 S.81, 1 Ca.312, 2 Ca.111, 1 Ca.310, 3 Ca.309) e 10 da collega-
           mento (6 Ca.164, 1 Ba.25, 2 FN.305, 1 Fieseler Storch). La mancanza di velivoli da caccia
           moderni cominciava a farsi sentire, dal momento che la situazione generale del conflitto
           con l’abbandono dell’Africa settentrionale rendeva sempre più concreta la minaccia delle
           incursioni aeree alleate e per farvi fronte su tutti gli aeroporti vennero attuate misure di de-
           centramento. Era una misura in contrasto con la precedente decisione di accentrare invece
           non solo i velivoli ma anche baraccamenti e depositi per poter meglio contrastare possibili
           tentativi di sabotaggio, e in quest’ottica era stata organizzata la sistemazione difensiva dei
           campi, articolata su due cinture concentriche. Ora si trattava di individuare delle zone di
           decentramento all’interno della cintura più esterna, protetta da fortini e reticolati, o di
           ampliarla per fare in modo che queste zone fossero distanziate l’una dall’altra di almeno
           600 metri e possibilmente di 800, provvedendo poi a raccordarle con il campo di volo con
           idonee vie di rullaggio. All’interno della cinta difensiva interna dovevano rimanere le strut-
           ture di servizio, come alloggi, cucine e mense, mentre carburanti e munizioni dovevano
           essere sistemati in ricoveri sotterranei decentrati nelle vicinanze dell’aeroporto, sfruttando
           ove possibile le numerose cavità naturali debitamente mimetizzate. Anche le zone di de-
           centramento dei velivoli dovevano essere mascherate all’osservazione aerea, utilizzando la
           vegetazione esistente, stuoie di paglia, rami d’albero e reti mimetiche, e nelle vicinanze di
           ognuna si dovevano costruire delle trincee paraschegge per il personale, realizzate in modo
           da poter servire anche come postazione di combattimento. Restavano in vigore, infatti,
           tutte le disposizioni per la difesa degli aeroporti da attacchi da terra, ivi inclusi gli accordi
           con i reparti del Regio Esercito per un loro pronto intervento in caso di necessità e per
           l’eventuale concorso dell’artiglieria.






















           1017  Comando Aviazione Slovenia-Dalmazia, Relazione mensile (1° - 30 giugno 1943-XXI), AUSSMA.

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