Page 474 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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474 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
natura di grande forza fisica, di mente sveglia intraprendente, astuto, temerario […] uscito
dalla plebe seppe signoreggiarla” . Riuscì a coordinare le bande che operavano in Basilicata
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e Puglia e sotto il suo comando radunò una forza di quasi 1000 uomini e 300 cavalli, orga-
nizzata militarmente e regolarmente vettovagliata. Con questi uomini saccheggiò e devastò
numerosi centri abitati dell’Italia meridionale, pretendendo di trattare da pari a pari con
i comandi italiani che fronteggiava. Crocco ebbe nella sua banda numerosi legittimisti
stranieri, quali consiglieri militari, compreso Borjes, definito “nobile e illuso spagnolo”
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dallo stesso Massa, lasciando intendere che il loro apporto alla causa del brigantaggio fosse
stato di poco importanza. Le capacità militari di Crocco rifulsero nel combattimento di
Toppacivita del 14 agosto, vicino a Calitri (Melfi), che Massa aveva già ampiamente de-
scritto nella biografia del capo brigante nel 1903 e che riportò in forma sintetica anche
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nell’articolo del 1911. Presso Toppacivita, posizione difensiva fortificata costruendo una
palafitta di 300 metri a forma di mezza luna a copertura di solide trincee, il brigante di
Rionero, manovrando una forza di 600 uomini a piedi e a cavallo, formata quasi tutta da
ex soldati borbonici e ripartita, per l’occasione, secondo la classica formazione da battaglia
di allora , riuscì a respingere un attacco di truppe di linea e Guardia nazionale costrin-
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gendole a ritirarsi . In quel caso utilizzò una difesa manovrata, basata sullo sfruttamento
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delle posizioni dominanti, un forte tiro di fucileria a sbarramento e una serie di ritirate e
contrattacchi a sorpresa con la cavalleria leggera che creavano un grande scompiglio nelle
colonne italiane. Le nostre truppe, inoltre, furono lanciate all’attacco in ondate successive,
prima i bersaglieri che furono fermati dall’avanguardia a cavallo di Crocco, cadendo nella
trappola della finta ritirata e contrattacco a sorpresa con ardito dietrofront, poi la Guardia
nazionale, sbandatasi sotto l’intenso tiro di fucileria dei briganti schierati sulla posizione
difensiva, e, infine, fu la volta delle compagnie di fanteria. Queste furono fermate insieme
al battaglione di Guardia nazionale .
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Nel paragrafo dedicato ai Cavalleggeri di Saluzzo, Massa ritornava sulla guerriglia con-
dotta in modo efficacissimo da Crocco nel circondario di Melfi, “scacchiere adatto alla
14 Cinnella ritiene che Massa in Vittime dimenticate: ai gloriosi caduti per la repressione del brigantaggio in
italia abbia dipinto a tinte fosche la figura di Crocco, peggiorando in qualche maniera il giudizio più
positivo espresso in Gli ultimi briganti della Basilicata… (e. cinnella, Carmine Crocco Un brigante
nella grande storia, op. cit., pp. 16-17).
15 Capitano e. MaSSa, Vittime dimenticate: ai gloriosi caduti per la repressione del brigantaggio in Italia,
op. cit., p. 1708.
16 c. crocco-BaSilide del zio, Il brigante che si fece generale: auto e contro biografia di Carmine Crocco,
op. cit., pp. 28-37.
17 Avanguardia, battaglia, retroguardia.
18 1 battaglione bersaglieri, 1 battaglione del 62° Reggimento fanteria, 2 compagnie del 32° Reggimen-
to fanteria, 1 battaglione della Guardia Nazionale.
19 Le memorie storiche del 62° Reggimento fanteria, per il 14 agosto 1861, accennavano soltanto ad un
assalto vittorioso di due compagnie, dirette dallo stesso comandante del Reggimento, ad una posizio-
ne fortissima difesa da un numeroso nucleo di briganti, poi datosi alla fuga; in Archivio dell’Ufficio
Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (da adesso in poi auSSMe), raccolta A-1 memorie storiche,
vol. 8, Dal 57° al 64° reggimento fanteria, p. 203.

