Page 479 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio 479
da delle quali in un grado assai arretrato di evoluzione umana” .
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In quest’ambiente si muovevano i briganti che avevano l’appoggio di una grossa parte
della popolazione locale come i proprietari terrieri filo-borbonici, il clero secolare e rego-
lare, (alcuni preti erano addirittura componenti di alcune bande che “superavano nella
gesta orrende i più feroci briganti)” e molti contadini e pastori che spesso svolgevano “un
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attivo spionaggio dei movimenti militari e delle disposizioni di repressione”. I briganti,
in Capitanata, soprattutto quelli delle grandi bande provenienti dalla Lucania (Crocco,
Caruso, Ninco-Nanco, Schiavone) “erano tutti montati sui migliori cavalli” della razza
locale, in modo tale che le loro formazioni possedessero “una straordinaria mobilità”. Non
va poi dimenticato che essi conoscevano perfettamente il territorio ed erano coadiuvati
dalla “gente di campagna”, così che sfuggivano facilmente alle ricerche e agli inseguimenti
delle truppe e spesso riuscivano “a sorprendere in modo fulmineo, con superiorità di forze,
specie piccoli drappelli in marcia così di fanteria come di cavalleria, e ad infliggere loro
perdite più o meno considerevoli”. I briganti locali - Angelo Maria Villani, Nicandrone,
Nicandruccio - non erano da meno e avevano l’abitudine di unirsi alle grosse bande a ca-
vallo di Crocco, quando quelle compivano le loro razzie. Il Mariotti cercò anche di dare un
quadro generale dei vari combattimenti tra le forze unitarie e i briganti nella provincia di
Foggia, accennando agli scontri più importanti nel 1862 , ma soprattutto descrivendo le
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operazioni a cui lui stesso prese parte con il IV battaglione del 55° reggimento fanteria, dal
luglio 1862 al marzo 1866 . I provvedimenti eccezionali quali lo stato d’assedio e la legge
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Pica, ma soprattutto l’azione del generale Pallavicini furono risolutivi, secondo il Mariotti,
per distruggere il brigantaggio. Appena entrata in vigore la legislazione speciale Pallavicini
cercò con tutti i mezzi di interrompere il flusso di rifornimenti e viveri che i briganti rice-
vevano dalle popolazioni locali “organizzando una specie di blocco”. I pastori e il bestiame
vennero radunati, ripartiti in gruppi, in differenti zone “presidiate ciascuna da un distacca-
mento di truppa, dal cui comando dipendevano rigorosamente animali, pastori, massari e
cafoni locali” . Gli ufficiali del distaccamento rispondevano rigorosamente del bestiame e
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degli uomini ai quali distribuivano la razione giornaliera di viveri necessaria, in modo tale
che non ne avanzasse in più per essere passata ai briganti. Parallelamente a quel sistema di
35 Ibidem, p. 127.
36 Ibidem, p. 248. Nell’articolo Mariotti riportava un episodio di un frate manutengolo che cercava di
indurre alcuni soldati a disertare, successivamente da lui stesso smascherato, pp. 249-250.
37 La sconfitta di un plotone al comando del sottotenente Fossati dei Lancieri del Montebello sul ponte
del Candelaro; accerchiamento di un gruppo di soldati dell’8° fanteria al comando del capitano Ri-
chard nella zona di Lucera; il massacro del capitano Oddone, del cappellano militare Gasparrone ed
il medico di battaglione Gardone dei lancieri di Milano; l’uccisione del capitano del genio Valenti in
San Marco in Lamis; lo scontro dei cavalleggeri di Lucca al comando del capitano Municchi.
38 Il combattimento di San Paolo di Civitate nell’autunno 1862; lo scontro di Poggio Imperiale del
6-7 novembre 1862 in cui fu coinvolta la 14ª Compagnia al comando del capitano Rossi; lo scontro
dell’11 dicembre 1862 tra Torremaggiore e Castelnuovo; lo scontro di Cagnano nel marzo 1863, i
tumulti della popolazione di fronte alla caserma e ferimento di un soldato durante la processione del
venerdì Santo del 1865.
39 Ibidem, p. 254.