Page 481 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio  481

              drappello”, che però non era in grado di affrontare una forza di qualche consistenza “spe-
              cialmente se di fanteria”, per la potenza di fuoco allora sviluppata, tranne, nel caso in cui,
              quella stessa forza si fosse trovata in difficili condizioni; e qui il Mariotti ricordava l’imbo-
              scata in cui fu decimata la 13ª compagnia del 36° Reggimento fanteria, con la tragica morte
              del capitano Rota . Mariotti, in conclusione, giudicava positiva dal punto di vista militare
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              la campagna per la repressione del brigantaggio poiché quel tipo di “guerra spicciola” in
              cui i volontari provenienti dai garibaldini si erano subito ritrovati e a cui i regolari, dopo
              qualche prima incertezza, si erano ben adattati, rappresentava una esperienza utile per una
              “guerra extraeuropea”, come aveva dimostrato allora recente impresa libica .
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                 Nel 1917 il maggiore di fanteria Cesare Cesari, divenuto un affermato storico milita-
              re nel primo dopoguerra , pubblicava sulla “Rivista militare italiana”, L’Esercito italiano
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              nella repressione del Brigantaggio . Nell’articolo l’autore, in attesa di una storia completa
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              sull’argomento, alla quale, presumibilmente, stava già lavorando, intendeva comunicare
              i primi dati delle sue ricerche relativi al ruolo delle truppe italiane. Secondo il Cesari, la


              43  Sulla morte del capitano Rota, morto suicida per non cadere vivo nella mani dei briganti, si veda
                 quanto affermato da e. MaSSa, Vittime dimenticate: ai gloriosi caduti per la repressione del brigantaggio
                 in italia, op. cit., p. 1460-1461. Si veda anche la nota n. 87 di questo stesso capitolo.
              44  t. Mariotti, Una pagina del brigantaggio in Capitanata, op. cit., pp. 1332: “noi antichi volontari ga-
                 ribaldini in quel genere di guerra spicciola ritrovammo noi medesimi e con entusiasmo l’applicam-
                 mo; i regolari, abituati a manovre compassate, a file e linee e movimenti a contatto di gomiti, passata
                 la prima meraviglia della novità dopo una settimana erano diventati più spigliati de’volontari. Il che
                 dimostrò fin da allora che la elasticità, la resistenza alle fatiche e ai disagi e una certa spavalderia nei
                 pericoli, sono qualità caratteristiche nella nostra natura italiana, qualità che corrispondono egregia-
                 mente anche alle esigenze di una guerra extraeuropea, come con tanto splendore i nostri soldati e ma-
                 rinai di oggi han saputo dimostrare nella magnifica impresa libica”.
              45  Nato a Modena nel 1870, fu allievo nella Scuola militare della stessa città nel 1888. Nel 1890 fu
                 promosso sottotenente nel 21° Reggimento fanteria. Promosso tenente nel 1890, fu assegnato quale
                 insegnante alla Scuola militare di Modena. Nel 1906 fu destinato al 44° Reggimento fanteria, poi,
                 promosso capitano, fu trasferito nel 36° Reggimento fanteria. Dal 1909 fu assegnato al Comando del
                 Corpo di Stato Maggiore e nel 1915 fu promosso al grado di maggiore. Fu poi destinato all’Ufficio
                 storico dove, con il grado di colonnello in posizione ausiliaria, fu capo dello stesso Ufficio dal 1917 al
                 1919. Ricollocato in congedo, nel 1924 fu richiamato sempre all’Ufficio Storico per occuparsi nella
                 rivista “Memorie storico militari”. Generale di brigata in ausiliaria nel 1933, nel 1937 fu richiamato
                 e destinato al Ministero dell’Africa italiana per occuparsi del costituendo Ufficio Storico coloniale.
                 Promosso generale di divisione nel 1939, nel 1942 fu ricollocato in congedo. Nel 1948 fu collocato
                 in congedo assoluto e nel 1954 morì a Roma. Fu libero docente di Storia coloniale presso l’università
                 di Roma. Nel primo dopoguerra fu un affermato storico militare e coloniale. É stato autore di quasi
                 quaranta pubblicazioni tra monografie e articoli, tra le quali: Il Brigantaggio e l’opera dell’Esercito ita-
                 liano dal 1860-1870. cfr. Archivio Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (da adesso in poi
                 auSSMe), Fondo Biografie, busta 108, fascicolo 17, Cesari Cesare, si veda anche G. SarGeri, L’Archivio e
                 la Sezione storica del Comando del Corpo di Stato Maggiore secondo gli scritti del tenente colonnello Cesare
                 Cesari, pp. 43-74, in “Bollettino dell’Archivio dell’Ufficio Storico”, gennaio - dicembre 2004, Anno
                 IV - 7/8.
              46  c. ceSari, L’Esercito italiano nella repressione del Brigantaggio (1860-1870), pp. 309-324, in “Rivista
                 militare italiana”, Anno LXII, 1917.
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