Page 477 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio  477

              brigantaggio l’Italia riconoscente”. Il lavoro del capitano Massa rappresentava un primo
              tentativo, dal punto di vista storico-militare, di ricostruire le operazioni di repressione del
              brigantaggio, che andava oltre la dimensione memorialistica fino allora dominante negli
              scritti di ambiente militare. L’autore riusciva a dare un quadro generale sui singoli fatti
              d’arme e sui reparti dell’Esercito coinvolti nelle operazioni, accennava anche alle modalità
              di guerriglia adottate dai briganti ma sulle tecniche di combattimento adottate dalle forze
              regolari e sullo sviluppo di un eventuale dottrina di controguerriglia non faceva cenno.
                 Nel 1914, sempre sulla “Rivista militare italiana”, Temistocle Mariotti , allora tenente
                                                                         29
              colonnello in congedo ed ex garibaldino, pubblicava l’articolo, Una pagina del brigantaggio
              in Capitanata negli anni 1862-1865 . Nell’articolo, l’autore esponeva i fatti come testi-
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              mone degli avvenimenti, in quanto all’epoca prestava servizio nel IV Battaglione del 55°
              Reggimento fanteria con il grado di sottotenente. Raccontava la sua esperienza nella lotta
              al brigantaggio in Capitanata (la provincia di Foggia) ma, nello stesso tempo, manifesta-
              va l’intenzione di superare la dimensione puramente memorialistica per dare “un parziale
              piccolo contributo alla storia generale, completa, che dovrà compilarsi” su quegli eventi,
              poiché, secondo lui, “l’Italia dopo mezzo secolo dagli avvenimenti, attende ancora il suo
              storico diligente e autorevole” sul brigantaggio. Per Mariotti, ex garibaldino, il brigantaggio
              post-unitario divampato nell’Italia meridionale alla caduta del regime borbonico era ali-
              mentato dalla deposta dinastia e dalle forze reazionarie, di fronte “all’epica rivoluzione del
              1860”, era una “Vandea” tutta italiana . L’Italia meridionale, in breve, piombò in una vera
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              e propria guerra civile e l’Esercito - con non meno di 80.000 uomini - venne chiamato a
              ristabilire la difficilissima situazione. Cominciò allora “quella lotta terribile che, nonostante
              leggi eccezionali, energiche, severissime, nonostante il governo fosse messo in mano ai mi-
              litari, si prolungò per quasi un quinquennio” , creando una situazione drammatica per le
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              29  Nato il 26 novembre 1837, ufficiale di fanteria proveniente dagli ufficiali del corso d’Ivrea, fu volon-
                 tario garibaldino nella seconda spedizione in Sicilia, al comando del generale Medici. Prese parte alla
                 campagna del 1860-1861, alla repressione contro il brigantaggio, inquadrato nel 55° reggimento fan-
                 teria e alla campagna del 1866, raggiunto il grado di tenente colonnello di fanteria andò in congedo
                 nel 1898, cfr. cfr. Annuario militare del regno d’Italia anni 1862-1914.
              30  t. Mariotti, Una pagina del brigantaggio in Capitanata negli anni 1862-1865, pp. 116-136 e pp.
                 240-258, in “Rivista militare italiana”, Anno LIX, Dispensa I, 1914. Pasquale Soccio nel suo interes-
                 santissimo studio sul brigantaggio nella provincia di Foggia dedica ampio spazio all’articolo del Ma-
                 riotti, considerandolo come una preziosa testimonianza dell’epoca, lasciata da un militare che prese
                 parte alla repressione, una classica fonte memorialistica, cfr. p. Soccio, Unità e brigantaggio in una
                 città della Puglia, Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1980, pp. 243-258.
              31  Lo stesso Giustino Fortunato nella sua corrispondenza con il Croce aveva parlato del brigantaggio
                 come di un Vandea napoletana, termine in realtà rifiutato da tutti e due i grandi intellettuali napole-
                 tani, in quanto se mai ricollegavano il brigantaggio alle insorgenze del 1799. Gino Doria, allievo del
                 Croce, rifiutava anch’egli il parallelo con la Vandea, per la mancanza nel brigantaggio degli aristocra-
                 tici napoletani alla loro testa; cfr. A. de Jaco, Il brigantaggio meridionale. Cronaca inedita dell’Unità
                 d’Italia, Roma, Editori Riuniti, 2005 (1ª edizione, 1969), pp. 15-18.
              32  t. Mariotti, Una pagina del brigantaggio in Capitanata, - op. cit., p. 119 “L’esercito nazionale, reduce
                 pur allora dalla campagna di guerra del 1860-1861, dovette affrettarsi a ripigliare la via delle provincie
                 meridionali, dove non più si sarebbe trovato di fronte alla guerra regolare, ma ad un immane fenome-
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