Page 475 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio 475
guerra a stormo” , intesa come guerra di assalti repentini, di agguati contro le truppe re-
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golari, “non pratiche dei luoghi, talvolta male istradate da false guide e quasi sempre spiate
nella loro mosse dai manutengoli”. I Cavalleggeri di Saluzzo erano riusciti a sconfiggere in
alcuni scontri le bande a cavallo, comandate da Crocco e i suoi uomini, grazie alla capacità
di manovra e alla forza dirompente della carica della cavalleria regolare di allora. Uno di
questi casi fu il combattimento di Rapolla, nel novembre 1862, quando uno squadrone del
Saluzzo, assalito mentre guadava il torrente Melfia, superata la sorpresa, capovolse la situa-
zione, infliggendo una dura sconfitta alle bande di Crocco. Legati a quell’evento, secondo
Massa, che ricordava le parole dello stesso Crocco, già pubblicate nella sua autobiografia ,
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furono i due sanguinosi scacchi subiti da alcuni piccoli plotoni dei cavalleggeri del 1863,
vittime delle imboscate tese dal brigante di Rionero per vendicarsi della sconfitta di Ra-
polla. Queste furono l’imboscata tesa nel mese marzo che portò all’annientamento di un
plotone isolato dei cavalleggeri di Saluzzo con la morte dello stesso comandante, il tenente
Bianchi e la decimazione di un altro plotone, avvenuta nella contrada Rendina nel mese
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di luglio, nella quale solo il comandante della piccola unità di cavalleria, il tenente Borro-
meo, e qualche altro superstite riuscirono a salvarsi a stento.
Massa continuava parlando dei vari fatti d’arme in cui furono coinvolti il 2°, l’8°, il
13°, il 29°, il 36°, il 39°, il 43°, il 61°, il 62° Reggimento fanteria, i Lancieri di Milano ed
altri reparti (7°, 11°, 13°, 14°, 15°, 16°, 17°, 20°, 21°, 22°, 26°, 27°, 28°, 31°, 49°, 50°,
53°, 54°, 57° Reggimento fanteria, i Lancieri di Montebello, i cavalleggeri del Monferrato
e di Lodi), secondo uno schema ben preciso. Venivano sostanzialmente descritti singoli
combattimenti, avvenuti quasi sempre a livello di minore unità (compagnia e plotone,
al massimo a livello di battaglione o squadrone per la cavalleria) dipendenti dai singoli
reggimenti, con l’indicazione della data, della zona, della banda affrontata, del numero
dei caduti nemici e nostri, sottolineando il sacrificio dei soldati che ingaggiavano animo-
samente i combattimenti anche se in numero inferiore, trovandosi di fronte un nemico
crudele, che non faceva prigionieri, capace solo di attaccare in una situazione di sorpresa
e grande superiorità numerica. Per esempio Massa descrisse il combattimento di S. Croce
in Magliano, in cui la 13ª Compagnia del 36° Reggimento fanteria nel novembre 1862,
circondata da un numero soverchiante di briganti a cavallo, fu decimato e il comandante,
capitano Rota, preferì uccidersi piuttosto che cadere in mano al nemico . Anche il tenente
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20 Capitano e. MaSSa, Vittime dimenticate: ai gloriosi caduti per la repressione del brigantaggio in Italia,
op. cit., p. 1458.
21 c. crocco-BaSilide del zio, Il brigante che si fece generale: auto e contro biografia di Carmine Crocco,
op. cit., pp. 58-59.
22 Il Capitano Massa descrisse con molta accuratezza lo scempio commesso dai briganti sul cadavere
sull’ufficiale dei cavalleggeri “[...] il tenente Bianchi, ancora vivo, ed il sergente, ebbero, per opera del
brigante Gioseffi, staccata la testa dal busto. A dileggio, il Tortora strappò dalla testa del mutilato uf-
ficiale, la lingua, e vi pose una pietra fra i denti. le due teste recise vennero inchiodate ad un albero,
colla scritta: vendicati i caduti di Rapolla” (e. MaSSa, Vittime dimenticate: ai gloriosi caduti per la re-
pressione del brigantaggio in Italia, op. cit., p. 1459).
23 Quanto descritto dal capitano Massa sul combattimento di S. Croce Magliano (e. MaSSa, Vittime