Page 484 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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sione, un’arida esposizione di dati, era in realtà la presentazione dei primi risultati di una
ricerca, conclusa tre anni dopo, finalizzata alla ricostruzione del grande impegno sostenuto
dal giovane Esercito italiano nella repressione del brigantaggio, un impegno che, secondo
lo stesso autore, non era inferiore, in termini militari, alle altre guerre risorgimentali e come
tale andava trattato.
Nel 1920 Cesari pubblicava la monografia, Il Brigantaggio e l’opera dell’Esercito italiano
dal 1860-1870 . Quella che doveva essere, secondo il Cesari , la relazione ufficiale dello
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Stato Maggiore sulla campagna contro la reazione nell’Italia meridionale, non fu pubblicata
direttamente dall’Ufficio Storico, probabilmente ancora una volta, le “ragioni di opportu-
nità politica imposero al governo di non considerare quella lotta come una campagna di
guerra” ma per il colonnello in congedo Cesari invece era giunto il momento di giudi-
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care “quegli avvenimenti con equanimità e soprattutto serenità” . L’autore iniziava la sua
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opera con il sottolineare la difficoltà nell’affrontare uno studio completo sul brigantaggio
postunitario, che allora ancora non era “stato fatto e difficilmente potrà farsi in avvenire”
per colpa, principalmente, alla frammentarietà delle fonti . Se le carte militari relative al
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brigantaggio erano concentrate nell’Archivio storico dello Stato Maggiore, tutte le altre
fonti si trovavano conservate in tanti altri archivi privati e pubblici, né allora era dispo-
nibile la documentazione da parte borbonica e pontificia. La produzione bibliografica,
prodotta fino a allora, era scarsa, limitata a una ricostruzione locale, che non superava la
dimensione regionale o era inquinata da veri e propri pregiudizi razzisti verso le popola-
zioni meridionali. Anche in quest’opera Cesari considerava il brigantaggio come lo sforzo
del governo borbonico, di disarticolare il processo unitario ma approfondiva il discorso
sulle cause del fenomeno . Queste, secondo l’autore, furono molteplici e di diversa natu-
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ra - strutturale e contingente - tra le prime, frutto del passato regime, fu l’atavica sfiducia
delle popolazioni rurali verso la burocrazia, ritenuta strumento delle élites terriere locali,
aristocratiche e borghesi. La nascita del regno d’Italia nel 1861 fu sentita essenzialmente
come un semplice cambiamento di regime, ritenuto allora, da molti sudditi napoletani
non definitivo, infatti sia nel 1799, sia dopo il periodo murattiano, i Borboni ritornarono
al potere, anche con l’aiuto di bande di briganti . La repressione militare, ammetteva Ce-
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55 Cfr. c. ceSari, Il Brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano dal 1860-1870, Roma, Ausonia, 1920.
56 Il Cesari nel 1920 era già in posizione ausiliaria dopo essere stato capo ufficio storico dal 1917 al
1919, cfr. auSSMe Fondo Biografie, busta 108, fascicolo 17, cit..
57 C. ceSari, Il Brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano, op. cit., p. 4.
58 Ibid., p. 5.
59 I capitolo: storia del brigantaggio e le sue fonti. Su Cesari storico del brigantaggio si veda a. Scirocco,
Introduzione, op. cit., pp. XIII-XIV.
60 C. ceSari, Il Brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano, op. cit., p. 5. Fu “un lungo episodio di reazione
politica con tutte le sue cause e tutti i suoi effetti, come qualunque altro fenomeno storico riflettente
la sostituzione di due diverse forme di governo e di due ordinamenti statali” iniziato con l’assedio di
Gaeta e terminato con la proclamazione di Roma capitale d’Italia.
61 Ibid., p. 8. Questi, “nell’immaginario popolare”, erano “una milizia proletaria in difesa delle istituzio-
ni che coi suoi eroismi [...] era degna di essere coadiuvata e sorretta moralmente”.