Page 488 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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un semplice approfittatore che, senza rappresentare una vera minaccia militari per le truppe
italiane, riuscì ad organizzare qualche colpo di mano solo perché operava a cavallo della
frontiera pontificia e usufruiva del diretto sostegno e finanziamento dei Borboni a Roma.
Del resto proprio il suo atteggiamento molto prudente gli fece perdere la fiducia dei vertici
legittimisti che, tramite il generale carlista Tristany, lo fecero fucilare nell’estate del 1864 .
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Su Carmine Donatelli Crocco il giudizio di Cesari fu diverso , in quanto, ispirandosi pre-
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sumibilmente a quanto già affermato da Eugenio Massa , fu considerato un vero e proprio
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capo carismatico, dotato di notevoli cognizioni militari, e capace di gestire una massa di
quasi 1.000 uomini che imperversavano a cavallo della Basilicata e delle Puglie.
Di fronte a quella situazione la risposta delle forze di sicurezza non fu inizialmente
adeguata, il Cesari ammetteva, senza mezzi termini, che nell’Esercito si notò la medesima
impreparazione riscontrata in tutte le amministrazioni dello Stato, “impreparazione orga-
nica per una guerriglia di bande, impreparazione tecnica e scientifica per quanto riguardava
i mezzi e la conoscenza dell’ambiente e del teatro di operazioni” . Ricordava, come già
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aveva affermato il Mariotti, la mancanza di un’adeguata dotazione cartografica e la scarsa
conoscenza geografica del territorio dei comandi d’allora, molti ufficiali non sapevano di-
stinguere la Capitanata dalla Basilicata, il Molise dal Sannio, ecc.
Cesari poi ricostruiva l’azione dell’Esercito. Nel 1860-1861 le operazioni contro il bri-
gantaggio furono il proseguimento della campagna dell’Armata sarda per il congiungimen-
to con i volontari garibaldini. Furono condotte con l’impiego di colonne mobili, costitute
da fanteria con piccole aliquote di cavalleria ed eventualmente di artiglieria. Queste forma-
zioni, poste sotto il comando generale del corpo di spedizione sardo destinato ad occupare
il Regno delle Due Sicilie, avevano il compito di eliminare gli ultimi nuclei di truppe bor-
boniche che ancora resistevano, come Civitella del Tronto, coprire i fianchi e le spalle delle
truppe italiane che assediavano Gaeta e soprattutto reprimere le prime forme di insorgenza
popolare antiunitaria che si diffondevano ovunque. La colonna mobile del generale Ferdi-
nando Pinelli, detta colonna militare dell’Umbria, costituita dalla Brigata Bologna, dal IX
battaglione bersaglieri, uno squadrone di cavalleria e da una batteria di artiglieria, aveva il
compito di marciare da Terni attraverso l’Ascolano e il Teramano fino ad arrivare all’Aquila,
controllata dai liberali. Il generale Pinelli condusse le operazioni con grande rigore verso
gli insorti e le popolazioni civile ascolane e degli Abruzzi; segno di questo atteggiamento
fu il famoso ordine del 3 febbraio 1861, pieno di livore anticlericale, oltre che causa della
sostituzione di Pinelli con il generale Mezzacapo . Le operazioni condotte dal generale De
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Sonnaz con la colonna mobile Rizzardi , a sud-ovest del raggio di azione di Pinelli, nella
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79 Ibid., pp. 101-109.
80 Ibidem, pp. 110-111.
81 Si veda sopra. Il capitano Massa non è citato esplicitamente dal Cesari.
82 c. ceSari, Il Brigantaggio e l’opera dell’esercito italiano, op. cit., p. 82.
83 Ibidem, pp. 86-91.
84 Ibidem, pp. 98-105. Dal nome del maggiore Rizzardi, capo di stato maggiore del generale De Son-
naz, la colonna era formata da 1 battaglione del 3° Granatieri, 2 compagnie di fanteria, 1 sezione di
artiglieria, 1 squadrone di cavalleria.