Page 491 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 491

Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio  491

              dall’Armata sarda nelle Marche e nell’Umbria  e poi nell’Italia meridionale. Nell’opera Ce-
                                                  98
              sari riproponeva l’interpretazione del brigantaggio, quale guerriglia legittimista organizzata
              dai Borboni alle spalle del corpo di spedizione piemontese . Nel “Bollettino dell’Ufficio
                                                             99
              Storico” del 1929  Cesari, rispondendo ad un quesito di un lettore, chiariva come nell’a-
                            100
              prile 1863, il progetto di addestrare “un nucleo di bersaglieri montati su cavalli sardi e col
              minimo peso di bardatura, per le operazioni richiedenti celerità di mosse e soprattutto per
              le esplorazioni e gli inseguimenti” abortisse, in quanto inefficace dal punto di vista tattico.
              Secondo Cesari, il colonnello brigadiere Mazè del La Rochè, attraverso una circostanziata
              relazione presentata al Ministero della Guerra , aveva dimostrato che nelle operazioni
                                                    101
              contro i briganti in terreno montuosi e boscosi era svantaggioso l’impiego di questi ber-
              saglieri a cavallo, in quanto “la tattica dei briganti richiedeva da parte della truppa un
              oculatezza, più facile da ottenersi con uomini a piedi anziché a cavallo”. Quando invece era
              necessario utilizzare uomini a cavallo “si sarebbe sempre fatto uso di buoni squadroni di
              cavalleria, indubbiamente meglio addestrati”. Nell’Almanacco delle forze armate del 1931 ,
                                                                                    102
              Cesari proponeva un sintesi sulla campagna contro il brigantaggio nel quale l’unica novità
              rispetto agli studi precedenti, era rappresenta dalla cifra complessiva di 800 caduti contro
              il brigantaggio dal 1860 al 1870 .
                                        103
                 Nel 1924 il colonnello Attilio Vigevano  pubblicava con l’Ufficio storico una mo-
                                                  104


              98  La relazione ufficiale dello Stato Maggiore sulla campagna nelle Marche e nell’Umbria era stata com-
                 pilata tre anni prima dal colonnello Attilio Vigevano (MiniStero Guerra - Stato MaGGiore cen-
                 trale - Roma, uFFicio Storico, La campagna delle Marche e dell’Umbria, 1923).
              99  MiniStero della Guerra - Stato MaGGiore r. eSercito, L’Assedio di Gaeta, op. cit.. (ed. 2010) pp.
                 105, pp. 116-118, 186-195.
              100 “Bollettino dell’Ufficio Storico”, 1929, Rubrica degli studiosi e risposta ai quesiti, Bersaglieri a caval-
                 lo, p. 440.
              101 Il Cesari non fornisce indicazioni sulla fonte, ma presumibilmente ai tratta del promemoria del co-
                 lonnello Mazè De La Roche conservato nell’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato maggiore dell’E-
                 sercito (auSSMe, Fondo L-3, Studi particolari, busta 128, fascicolo 3).
              102 Almanacco delle Forze Armate, Roma, edizione 1931, voce: L’Esercito italiano nella campagna del bri-
                 gantaggio (1860-1870), a firma di Cesare Cesari, pp. 543-552.
              103 Nella sua monografia del 1920 (si veda sopra) aveva parlato di 315 caduti dal 1861 al 1863, Nell’Al-
                 manacco affermava “che si ebbero 315 morti e 80 feriti nei tre anni e circa altrettanti nei sette succes-
                 sivi, non si può dire che 800 uomini fuori combattimento in un lasso di tempo così lungo e con tanta
                 forza impiegata, costituissero una grave percentuale di perdite”.
              104 Attilio Vigevano, nacque a Turbigo nel 1874. Sottotenente degli alpini nel 1893, partecipò alla cam-
                 pagna in Eritrea del 1895-1896 e poi insegnò storia militare all’accademia di Modena. Prese parte
                 alla guerra italo-turca, meritando una medaglia di Bronzo e una d’argento. Con il grado di capitano,
                 al 1912 al 1914, fu assegnato all’Ufficio storico. Durante la prima guerra mondiale fu promosso te-
                 nente colonnello nel 1916 e colonnello nel 1917. Nel corso del conflitto fu addetto al Servizio infor-
                 mazione della 4ª Armata e, nel 1918, ricoprì il difficile incarico di comandante del 39° Reggimento
                 esploratori cecoslovacchi, nel quale diede ottima prova (cfr. w. hanzal, Il 39° Reggimento esploratori
                 cecoslovacchi sul fronte italiano, a cura di Piero Crociani, Roma, Stato maggiore Esercito-Ufficio sto-
                 rico, 2009, pp. 28-32). Nel 1919 fu addetto al governatorato della Dalmazia, riordinò il Servizio In-
                 formazioni militare e nel 1925 andò in ausiliaria. Morì a Roma nel 1927. È autore di due monogra-
   486   487   488   489   490   491   492   493   494   495   496