Page 495 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio  495

              loro impiego . L’istruzione dei bersaglieri, fin dalla costituzione del corpo nel 1836, aveva
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              lo scopo di abituarli a combattere in ordine sparso, per squadriglie, a valutare il terreno
              con un colpo d’occhio per sfruttarlo velocemente in azioni offensive e difensive. La truppa
              doveva essere particolarmente allenata nella corsa e nel tiro di precisione, doveva “costituire
              reparti celeri da impiegare a nuclei e in formazioni sottili, con le quali i rapidi spostamenti
              si dovevano integrare col fuoco rapido e preciso, alle piccole distanze” . Era in sostanza
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              l’addestramento previsto per quei particolari reparti di fanteria leggera che, dalla fine del
              XVIII secolo alla fine del XIX secolo, presero diverse denominazioni (cacciatori, carabi-
              nieri, volteggiatori, bersaglieri) e che combattevano, secondo la terminologia dell’epoca in
              cacciatori, cioè non in formazioni lineari, chiuse, come la fanteria di linea, ma in catene
              rade, su ampia fronte, sia per prendere contatto con il nemico, sia per obbligarlo ad un
              prematuro schieramento, mediante il fuoco eseguito a volontà. In sostanza attaccavano in
              ordine sparso, come fu chiamato tale metodo alla vigilia della grande guerra . L’addestra-
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              mento dei bersaglieri era forse il migliore previsto nella fanteria italiana per condurre ope-
              razioni di controguerriglia, inoltre con il riordinamento del 23 gennaio 1861 i battaglioni
              vennero portati da 27 a 36, formati anche, secondo Lo Scala, “con gli elementi più idonei
              del disciolto esercito napoletano che avessero servito nei Cacciatori e in parte con ufficiali
              e soldati provenienti dai garibaldini” . Scala ci ha lasciato un sintetico quadro delle ope-
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              razioni condotte dai singoli battaglioni bersaglieri. Contro il brigantaggio, infatti, vennero
              impiegati, fra gli altri, tutti i battaglioni di recente formazione, mentre quelli che avevano
              preso parte alla campagna del 1860-1861, eccetto il I e il XXIV, furono inviati lungo la
              frontiera italo-austriaca o in Sicilia. I battaglioni XVII, XVIII, XIX, XX, XXIII, XXII,
              XXIX, XXX, XXXI, XXXII, XXXIII poi il XXXIV, appena organizzati, furono inviate nelle
              provincie meridionali, mentre i battaglioni II, III e XIII, di vecchia formazione, raggiun-
              sero poco dopo gli altri, in modo tale che, alla data del 25 settembre 1861, si trovavano
              nell’Italia meridionale “ben 17 battaglioni bersaglieri, la metà appunto di tutto il corpo” .
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              Per combattere il brigantaggio, i battaglioni bersaglieri vennero ripartiti in colonne mobili,
              distaccamenti, pattuglie, impiegati, grazie alla loro grande mobilita, proprio per andare
              in soccorso di piccole unità attaccate o ancora meglio per compiere operazioni di rastrel-
              lamento. Tra i combattimenti citati dallo Scala, ricordiamo la distruzione della banda di
              Cipriano La Gala grazie all’arrivo del capitano Bonaccorsi del XVIII Battaglione, la libera-
              zione di un contingente di legionari ungheresi assediati nel paese di Bella in Basilicata, il 23
              novembre 1861, ad opera di un distaccamento al comando del tenente Waimar e lo scontro
              presso il Castello di Palma, del 23 dicembre 1861, in cui parteciparono ben due battaglio-




              123 e. Scala, Storia delle fanterie italiane, Vol. VII I bersaglieri, Roma, tipografia editoriale, 1954, cap. IX,
                 Contro il brigantaggio, pp. 121-135.
              124 Ibid., Vol. VII, p. 24.
              125 Enciclopedia militare, vol. II, p. 527-531, voce: cacciatori.
              126 e. Scala, Storia delle fanterie italiane, Vol. VII cit., pp. 121.
              127 Ibid., p.122.
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