Page 500 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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500 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
“l’azione svolta dal governo borbonico in esilio” e “la risposta al brigantaggio delle forze
politiche del giovane regno” che ha complessivamente descritto nel suo saggio del 1999 .
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Noi qui intendiamo continuare a seguire un aspetto specifico del terzo filone di ricerca, la
risposta dello strumento del giovane Stato unitario su cui ricadde tutto il peso della repres-
sione: l’Esercito, negli aspetti maggiormente legati alla controguerriglia.
Nel 1976 l’allora maggiore Pier Giorgio Franzosi pubblicava sulla “Rivista Militare”
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un breve saggio sulla campagna contro il brigantaggio , nel quale utilizzava i principi della
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dottrina militare sulla guerriglia e controguerriglia, di particolare attualità dopo lo scacco
subito dagli USA in Indocina. Franzosi inquadrava il contesto strategico in cui si svolsero le
operazioni: una situazione nella quale l’Italia - seriemente minacciata alla frontiera setten-
trionale dall’Austria - doveva fronteggiare un problema gravissimo di ordine pubblico che
metteva in pericolo la stessa unità nazionale appena raggiunta. La direzione militare com-
mise errori nella concezione, organizzazione e condotta delle operazioni “in quanto i repar-
ti non seppero adattarsi alla particolare situazione locale, continuando ad operare con i più
rigidi sistemi tradizionali contro bande che combattevano una vera e propria guerriglia” .
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Il brigantaggio che si collegava direttamente alla fase finale della campagna del 1860-1861,
rappresentava un aspetto dell’ultima controffensiva dell’esercito borbonico “controffensiva
strategica, perché collegata alla reazione delle plebi nelle campagne nelle valli del Liri e
dell’alto Volturno, nel Matese e nel Sannio, fino ad Avellino”. In questo contesto, Franzosi
individuava tre inopportuni provvedimenti adottati dalle autorità italiani che trasformaro-
no “quella che si presentava inizialmente come una vasta operazione di ordine pubblico”
in una vera e propria campagna di guerra: lo scioglimento dell’esercito borbonico, che
rimandò a casa migliaia di soldati professionisti; la liquidazione dell’esercito garibaldino
che “rappresentava in quel momento la forza più idonea da contrapporre alle bande reazio-
narie”, e della leva nelle provincie meridionali, “creando migliaia di renitenti” . Il ruolo
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della corte borbonica fu sicuramente fondamentale nell’alimentare il brigantaggio che, per
Franzosi, fu un fenomeno di natura essenzialmente sociale, frutto dell’estrema miseria delle
e testimonianza documentali sul Brigantaggio a Noci, in “Umanesimo della Pietra-Riflessioni”, 1999,
pp. 111-140; J. Mottola, Fanti e briganti nel sud dopo l’unità, Manduria, Capone, 2012; ruGGero
c., il brigantaggio Postunitario in Calabria Citra, in “Scrinia” n. 1 Luglio 2004; id., Il brigantaggio
Postunitario nella provincia di avellino, in “Scrinia” n. 2, ottobre 2004; soprattutto l’ottimo studio di
A. SanGiovanni, “Evviva Francesco morendo gridiam”; aspetti politici del brigantaggio, in “Trimestre”,
2001, 1-2, pp. 223-295.
146 a. Scirocco, Introduzione, pp. XXVI- XXVII, in puBBlicazioni deGli archivi di Stato –StruMenti
cxxxix, Guida alle fonti per la storia del Brigantaggio postunitario conservate negli Archivi di Stato,
vol. I op. cit.
147 Allievo del 12° corso dell’Accademia militare, ufficiale degli alpini, autore di numerosi articoli a ca-
rattere storico, è stato direttore della “Rivista militare” dal 1982 al 1994, raggiungendo il grado di
generale di divisione. È deceduto nel 2012.
148 pier GiorGio FranzoSi, La campagna contro il brigantaggio meridionale postunitario, in “Rivista mili-
tare” II, 1976, pp. 70-80.
149 Ibid., p. 70.
150 Ibid., p. 71.