Page 504 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Riall nella stessa rivista , non era credibile, perché avrebbe dovuto trovare un più ampio
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riscontro nelle fonti memorialistiche dell’epoca. La politica di repressione della Destra, di
cui l’Esercito fu il principale strumento, era motivata, non da un’astratta visione razzista
ma da una reale esigenza da parte della classe politica liberale - che aveva guidato il proces-
so unitario - di garantirsi l’appoggio delle élites terriere meridionali con il consolidamento
della legge e dell’ordine del Meridione.
Nei primi anni Ottanta, l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito dava inizio
alla pubblicazione di studi, guide alle fonti, edizioni critiche di documenti che si basavano
o promuovevano l’ingente patrimonio archivistico conservato sull’argomento nel proprio
Archivio. Nel 1982 il generale Luigi Tuccari pubblicò una monografia che affrontava
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in modo specifico gli aspetti militari della repressione del brigantaggio, analizzando gli
ordinamenti e le tecniche delle forze impiegate (Esercito, Carabinieri, corpo delle guardie
di pubblica sicurezza, Guardia nazionale) e dall’altra parte i modi d’azione delle bande .
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Nel 1984 Tuccari riprendeva e approfondiva gli aspetti tecnico-operativi sulla lotta al bri-
gantaggio in un lungo articolo che rimane a oggi lo studio più completo sull’argomento .
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Il Tuccari innanzitutto inquadrava la guerriglia, divampata nell’Italia meridionale dopo
l’unità, come una forma atipica dal fenomeno classico, poiché distante dai “modelli di
guerriglia usciti dalle esperienze rivoluzionarie della prima metà del secolo XIX: quello
spagnolo dei liberali cristini contro l’assolutismo di Don Carlos [...] e quello algerino” .
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Per il Tuccari mancò, infatti, come aveva già notato il Cesari, una direzione unitaria delle
bande che agirono senza un effettivo coordinamento tra loro, solo in due settori la guerri-
glia raggiunse una certa unità di azione: in Basilicata e nei territori limitrofi e alla frontiera
pontificia. Tuccari utilizzava, come il Cesari , la ripartizione in tre fasi del brigantaggio,
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171 L. J. riall, A proposito di John Dickie, Una parola in guerra: l’esercito italiano e il brigantaggio, in “Pas-
sato e Presente”, 27, settembre-dicembre 1991, X, pp. 195-198.
172 Generale dell’Arma dei carabinieri in ausiliaria, tra i numerosi incarichi, è stato, con il grado di co-
lonnello, capo dell’Ufficio operazioni del Comando generale dell’Arma dei carabinieri nel 1964, col-
laboratore dell’Ufficio Storico SME dal 1980, è autore di articoli e monografie sul brigantaggio e il
primo periodo coloniale. Tra questi ultimi ricordiamo, L’impresa di Massaua- cento anni dopo, Roma,
Stato Maggiore Esercito-Ufficio storico, 1985 e I governi militari della Libia (1911-1919), (2 volu-
mi), Roma, Stato Maggiore Esercito-Ufficio storico, 1994.
173 L. tuccari, Il Brigantaggio nelle provincie meridionali dopo l’Unità d’Italia (1861-1870), Lecce, istitu-
to per la storia del risorgimento italiano- sezione di Lecce, 1982, in particolare pp. 177-206.
174 L. tuccari, Memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio dopo l’unità
(1861-1870), in “Studi storico-militari 1984”, Roma, Stato Maggiore Esercito- Ufficio storico, 1985,
pp. 203-272.
175 Ibid., pp. 203-204. Tuccari ricordava la partecipazione di Durando, Fanti, Cialdini e dall’altra parte
di Borjes alle guerre carliste.
176 Si veda sopra. Secondo la tripartizione del Cesari, la prima fase si estese a tutto il 1861 ed ebbe un
carattere essenzialmente militare, era il proseguimento della campagna del 1860-1861 contro le trup-
pe regolari borboniche. La seconda, durata dal 1862 al 1866, fu caratterizzata dall’applicazione delle
Legge Pica, l’aumento dei contingenti nell’Italia meridionale e la costituzione di una fitta rete di co-
mandi territoriali con funzioni di lotta al brigantaggio. La terza, quella conclusiva, dal 1866 al 1870,
non fu, che uno strascico del precedente servizio di pubblica sicurezza, posto però alle esclusive dipen-