Page 508 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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508 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
piego. Furono definiti alcuni punti nelle direttive e circolari emanate dai principali prota-
gonisti della lotta: i generali Cadorna, Franzini e soprattutto Pallavicini. Il generale Raffaele
Cadorna, comandante della divisione militare di Chieti (1861 - 1863), introdusse delle
innovazioni riguardanti il rastrellamento di zone montane che prevedevano “l’impiego di
colonne multiple ripartite in settori di competenza e agenti contemporaneamente dal basso
verso l’alto, in direzione concentrica” e sottolineò dell’importanza di tre elementi nella
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lotta la brigantaggio: l’impiego di molte forze in moto, il funzionamento di un ottimo
servizio informazioni e il concorso delle popolazioni e della Guardia nazionale. Anche il
generale Franzini, al comando della zona militare di Nola-Avellino (1861 - 1863), puntò
molto sull’impiego di numerose colonne mobili in costante movimento nei territori mag-
giormente infestati e definì, con grande perspicacia, alcune tecniche introdotte per il ra-
strellamento dei boschi, che prevedevano tre tempi: “ripartizione delle forze in tre colonne,
movimento a ventaglio nell’interno del bosco con singole colonne distese a cacciatori [...],
riunione delle truppe all’uscita del bosco”. La figura di Pallavicini rimane centrale anche
nell’analisi del Tuccari che, attraverso le direttive e le circolari emanate durante la sua atti-
vità di comando delle provincie meridionali, ha profondamente influenzato “l’evoluzione
della tattica militare negli anni del brigantaggio” . Durante il periodo di comando della
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Zona militare di Benevento e Molise (settembre - dicembre 1863), conclusa con la distru-
zione della famigerata banda Caruso, emanava la circolare del 24 novembre 1863 , che
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prevedeva l’istituzione nel territorio di giurisdizione “di una rete di servizi perlustrativi,
svolti da numerose colonne mobili in movimento, collegate fra loro, con il comando supe-
riore” e con posti fissi nei punti di passaggio obbligatorio (guadi, nodi stradali, ponti, ecc.).
Le colonne in perlustrazione dovevano perquisire masserie, battere i boschi ed “eseguire
appiattimenti” e nel caso che una colonna avesse avvistato i briganti doveva inseguirli
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senza tregua, avvisando contemporaneamente le altre affinché si concentrassero nella zona
per accerchiarli. Se il numero dei briganti era superiore alla colonna, Pallavicini, nella sua
circolare, prescriveva di assumere una posizione difensiva, avvisando le altre colonne in
modo tale di attaccare con una netta superiorità di forze . In caso di operazioni generali
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di rastrellamento, le colonne mobili dovevano essere dei robusti complessi misti, formati
da 1 battaglione di fanteria, o meglio ancora di bersaglieri, e 1 o 2 squadroni di cavalleria
che dovevano dipendere da un “comando tattico mobile” al centro della zone di operazioni.
191 Ibid., p. 219; l. cadorna, Il Generale Raffaele Cadorna nel Risorgimento italiano, Milano, Treves,
1922 (Il brigantaggio in Abruzzo e alla frontiera pontificia).
192 L. tuccari, Memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit. p. 221.
193 Circolare, a stampa, del Comando generale della zona militare di Benevento e Molise, in data 24 no-
vembre 1863, a firma del maggiore generale palla vicini, in auSSMe, fondo G-11 Brigantaggio, busta
51, fascicolo 1, cc. 1-1-25, pubblicata in L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi
della lotta al brigantaggio, op. cit., appendice 2, pp. 246-248.
194 Sorvegliare di nascosti punti cruciali e d eventualmente preparare agguati.
195 Circolare, a stampa, del Comando generale della zona militare di Benevento e Molise, in data 24 no-
vembre 1863 cit. punto XII, pubblicata in L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi
della lotta al brigantaggio, op. cit. appendice 2, p. 247.