Page 510 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 510

510                   L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943

           Donatelli, ma lo costringeva ad uscire di scena per fuggire in territorio pontificio nell’ago-
           sto del 1864 . Questa volta non era solo “per effetto della sua tattica dinamica, tenace e
                     199
           aggressiva, diretta ad assicurare la copertura totale del territorio” , ma soprattutto, come
                                                               200
           ammise lo stesso generale, per un perspicace attività informativa, incentrata sulla collabora-
           zione dell’ex capo brigante Peppe Caruso, già alleato di Crocco, che faceva personalmente
           da guida alle colonne militari e sulla forte pressione esercitata sui presunti “manutengoli”.
              Tra questi vi erano potenti notabili locali, che, sotto la minaccia di arresto e il timore
           delle confessioni dello stesso Donatelli, qualora fosse stato catturato, avevano deciso di
           eliminarlo o indurlo a fuggire .
                                   201
              Durante il ciclo operativo nella zona di Melfi, il generale Pallavicini non sembra che
           avesse ravvisato la necessità di emanare circolari a stampa, cosa che invece avvenne durante
           il successivo periodo di lotta al brigantaggio in Calabria, quando, dall’aprile 1865 ai primi
           mesi del 1866, assunse il comando della Divisione militare territoriale di Cosenza, avendo
           a disposizione una forza di 1 reggimento granatieri, 2 battaglioni di fanteria, 3 di bersaglieri
           e 1 squadrone di cavalleria.
              Il 18 maggio 1865, Pallavicini emanava una circolare a stampa, relativa alle istruzioni
           sulla lotta al brigantaggio . Le istruzioni, non menzionate dal Tuccari , furono divise in
                                                                    203
                               202
           tre parti, un preambolo iniziale, una prima parte intitolata perlustrazioni e una seconda,
           intitolata servizio di polizia. Nel preambolo, dopo aver ricordato il dovere morale per le
           truppe di liberale le popolazioni dal brigantaggio e dopo aver motivato la necessità di fissare
           delle norme precise in quanto, troppo spesso, le operazioni di rastrellamento si tramuta-
           vano in inutili passeggiate militari nel corso delle quali era difficile anche solamente avvi-
           stare le bande, il Pallavicini considerava come la guerriglia si manifestasse in due fasi: nella


           199 A. perrone aldo, Il Brigantaggio e l’Unità d’Italia, - op. cit., pp. 233-239; e. cinnella, Carmine
              Crocco Un brigante nella grande storia, - op. cit., pp. 161-171.
           200 L. tuccari, Memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit., pp. 225.
           201 Rapporto del maggiore generale Pallavicini, comandante delle zone militari di Melfi-Lacedonia e Bo-
              vino, n. 293, in data 30 agosto 1862, al comandante generale del VI Gran Comando di dipartimento,
              oggetto “sulla presentazione di Crocco, in auSSMe, Fondo G-13, Carteggio confidenziale del ministro,
              busta 4, fascicolo 157, “[...] Attribuisco a due ragioni questa ritirata di Crocco dalla vita brigantesca:
              la prima sta nello scoramento provocato in lui dallo inseguimento di Colonne alle quali io aveva dato
              per guide ex briganti, fra cui il famoso capobanda Peppe Caruso, uomo conoscitore delle vie le più
              nascoste e dei luoghi di ricovero i più difficili a scoprirsi. la seconda causa credo che stia nei consigli
              dati al Crocco dai suoi più potenti manutengoli. I proprietari compromessi riposavano poco, pensan-
              do che Crocco poteva essere da un momento all’altro essere preso vivo e quindi fare delle deposizioni
              a danno loro; in conseguenza essi, non riuscendo a farlo ammazzare, si saranno indotti a facilitargli i
              mezzi di uscire dal Regno d’Italia per costituirsi in mano delle autorità pontificie, unico mezzo per lui
              di sicura Salvezza”.
           202 “Istruzione e norme per la repressione del brigantaggio nelle Calabrie”, circolare a stampa (pp. 20),
              in data 18 maggio 1865, a firma del maggiore generale Pallavicini, in auSSMe, Fondo G-13, Carteggio
              confidenziale del ministro, busta 5, fascicolo 183.
           203 Il Tuccari nel suo articolo riassumeva le operazioni in Calabria del Pallavicini, ma stranamente non ha
              citato la circolare del 18 maggio 1865, cfr. L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi
              della lotta al brigantaggio, op. cit., pp. 227-228.
   505   506   507   508   509   510   511   512   513   514   515