Page 509 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio 509
Quel sistema fu utilizzato dal generale Pallavicini quando, dal dicembre 1863 al giugno
1864, fu al comando generale della Colonna mobile di operazioni nella provincia di Bari,
riuscendo ad annientare la Banda del feroce Ninco Nanco . Dal suo comando tattico a
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Spinazzola, Pallavicini emanava la circolare del 30 dicembre 1863 , dove nel ribadire le
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tecniche precedenti relative alle operazioni di controguerriglia, aggiungeva un nuova serie
di norme sulla necessità dell’organizzazione di un valido servizio informazioni. La circolare
era ripartita in tre parti, intitolate rispettivamente: “colonne mobili”, “presidj” e “norme
generali”. Nella prima parte Pallavicini stabiliva la ripartizione della forza a disposizione, la
Colonna mobile di operazioni, costituita da 3 battaglioni di fanteria, 3 di bersaglieri e alcuni
squadroni di cavalleria, era divisa in tre colonne mobili più piccole, costituite, a loro volta
da 2 squadroni di cavalleria e 1 battaglione di fanteria. Le 3 colonne sarebbero dovute en-
trare in movimento al primo avvistamento di briganti, cessando il servizio solo dopo la cat-
tura degli stessi e tenendosi continuamente in contatto con il comando tattico di Pallavicini
a Spinazzola. Il comandante della singola colonna, di fronte a bande di piccole dimensioni,
avrebbe potuto dividere in due la propria colonna e inviare drappelli ancora più piccoli in
perlustrazione, organizzare “appiattimenti” e agguati nei punti di passaggio, predisporre
vedette con soldati travestiti da “cafoni”. Avevano anche la facoltà di assumere il comando
della Guardia nazionale locale e effettuare tutti gli arresti ritenuti vantaggiosi, senza remore
verso le autorità civili, trasportando gli arrestati presso il comando tattico di Spinazzola. I
presidi militari nei piccoli centri, in genere della forza di 1 compagnia, avrebbero dovuto
inviare in perlustrazione nelle vicinanze del paese pattuglie non troppo numerose di fronte
alle piccole bande indigene o uscire quasi al completo se necessario. Le norme generali
riguardavano l’organizzazione di un efficiente servizio informazioni che, facendo capo ai
comandanti delle colonne mobili e allo stesso Pallavicini, doveva raccogliere tutte le notizie
fornite dai sindaci e dai delegati di pubblica sicurezza o agire in proprio, pagando gli infor-
matori. I successi del generale Pallavicini contro il brigantaggio continuavano e, attraverso
l’emanazione di circolari e direttive, andavano di pari passo alla codificazione delle norme
per combattere le bande, apprese dalla continua applicazione sul campo delle tecniche
di controguerriglia nelle zone maggiormente infestate. Dal luglio 1864 al marzo 1865, il
Pallavicini affrontava forse una delle prove più impegnative, assumendo il comando gene-
rale della Zona militare di Melfi-Lacedonia e Bovino da cui dipendevano 2 battaglioni di
fanteria, 6 di bersaglieri e 3 squadroni di cavalleria, con il compito di distruggere la banda
Crocco e le altre a lui affiliate . Scompaginava le grandi bande del momento al seguito
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di Crocco (Sacchitello, Schiavone, Totaro, Petrella di Deliceto), non riusciva a catture il
196 L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit., p. 223-
224.
197 Circolare, a stampa, del comando generale della colonna di operazioni della provincia di Bari, in data
30 dicembre 1863, in auSSMe, fondo G-11 Brigantaggio b. 63, fasc. 14, c. 6, pubblicata in L. tuc-
cari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit. appendice 3, pp.
249-253.
198 L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit., pp. 224-
225.