Page 515 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 1. LA storiogrAfiA miLitAre suL grAnde brigAntAggio post-unitArio 515
guerriglia “con unità di sistema”, che poteva scaturire solo da un’efficace dottrina militare
d’impiego delle truppe .
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Pallavicini individuava 5 principi fondamentali nella lotta la brigantaggio: il primo ri-
guardava “i principi generali cui deve informarsi la persecuzione dei malviventi”, il secondo
definiva “gli speciali comandi” costituiti per quella lotta, il terzo ripartiva, secondo il loro
impiego, le truppe stanziate nelle provincie meridionali, il quarto regolava i principi per la
dislocazione delle forze e, infine, il più importante, il quinto definiva la natura del servizio
di controguerruglia. Riguardo al primo , Pallavicini analizzava le fasi dell’azione delle
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bande. Queste, quando non erano costantemente perseguitate, si univano in grosse forma-
zioni che arrivavano a minacciare i piccoli centri e i distaccamenti militari più isolati, quan-
do invece il maggior concentramento di forze per la repressione assumeva un andamento
più energico, i briganti abbandonavano le zone vicino ai loro paesi di origine e si ritiravano
nelle aree montuose più inaccessibili, o si spostavano in altre provincie, dove la pressione
era meno forte, sfuggendo così alle truppe . Per evitare ciò era necessario attivare un siste-
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ma di perlustrazione continuo, attraverso il dispiegamento di un numero sufficiente di di-
staccamenti militari, tale da coprire tutta la zona d’interesse. In questa prima fase di rastrel-
lamenti continui, venivano affiancate speciali misure di polizia che davano la possibilità di
intercettare le mosse dei briganti: in sostanza bisognava recidere il rapporto tra le bande e i
loro sostenitori (“i famigerati manutengoli”), in modo da isolarle completamente. Senza
“santuari” in cui rifugiarsi e senza il sostegno logistico e informativo dei manutengoli, le
bande avrebbero rinunciato alle aggressioni “per mirare esclusivamente alla propria salvez-
za”, rintanandosi nei nascondigli. A quel punto subentrava la seconda fase, in cui le misure
di polizia dovevano essere potenziate, anche con il concorso della popolazione civile, ora-
mai libera dalla minaccia dei briganti, in modo tale da condurre operazioni mirate alla loro
cattura e distruzione definitiva. Nel secondo punto , strettamente collegato al quarto re-
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220 Ibid., p. 9. Di qui la necessità di emanare delle istruzioni specifiche per le operazioni contro i brigan-
ti, in quanto, allora, non trovavano “riscontro nei nostri regolamenti [...]; ne consegue la necessità di
allargare il campo di questa istruzione teorica, che valga ad esporre particolarmente i servizi di pub-
blica sicurezza, ed a determinare in massima il come essi debbano essere eseguiti”.
221 Ibid., pp. 10-13.
222 Qui Pallavicini riprendeva la precedente “Istruzione e norme per la repressione del brigantaggio nelle
Calabrie” del 18 maggio 1865, in auSSMe, Fondo G-13, Carteggio confidenziale del ministro, busta 5,
fascicolo 183, citatasopra.
223 Ibid., pp. 13-14. “Speciali comandi istituiti per la repressione del brigantaggio e loro dipendenze. Le re-
gioni infestare dal brigantaggio vanno oggidì divise in Zone e Sotto-zone militari, in Scompartimenti
e Distaccamenti; di queste divisioni ciascuna avrà la propria delimitazione ed il proprio comandan-
te. I comandanti di distaccamento saranno direttamente alle dipendenze del comandante del proprio
battaglione, che nel contempo, è comandante di Scompartimento. I comandanti di Scompartimen-
to, per tutto ciò che concerne brigantaggio, dipenderanno direttamente dal comandante della Sotto-
zona, di cui fanno parte. I comandanti di Sotto-Zona dovranno dipendere dal comandante della pro-
pria Zona. I comandanti di Zona, in ultimo, dipenderanno immediatamente da questo Comando
Generale”.