Page 516 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           lativo alla dislocazione delle forze  224 , Pallavicini affrontava la questione del controllo del
           territorio che risolveva, come prima di lui avevano già fatto Cialdini e Lamarmora, attra-
           verso la costituzione di specifici comandi operativi destinati esclusivamente alla lotta del
           brigantaggio in una determinata porzione di territorio  225 , i quali avevano a disposizione
           una propria aliquota di truppe. In sostanza furono costituititi, alle dipendenze del Coman-
           do generale delle truppe per la repressione del brigantaggio, quattro comandi di Zona, con
           sede, rispettivamente, a Caserta, L’Aquila, Benevento e Campobasso , che, singolarmente,
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           avevano a disposizione la forza di un battaglione . I comandi di zona, a loro volta, erano
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           ripartiti in comandi di Sottozona militare, con la forza di tre compagnie, i comandi di
           Sottozona erano ripartiti in comandi di Scompartimento, con la forza di due compagnie e,
           infine, quelli di scompartimento in comandi di Distaccamento, con la forza minima di una
           compagnia. La differenza tra l’organizzazione territoriale per la repressione del brigantaggio
           attuata da Pallavicini e quella predisposta dal Cialdini nel 1861 e perfezionata fino al 1864
           da Lamarmora, era soprattutto nella forza a disposizione dei singoli comandi. Mentre un
           Comando zona militare dell’organizzazione Cialdini-Lamarmora aveva a disposizione la
           forza di più di un reggimento di fanteria con un’aliquota di cavalleria, nell’organizzazione
           Pallavicini, come abbiamo visto, un comando zona aveva la forza di un battaglione. Del
           resto le esigenze operative erano cambiate, non si trattava più di sgominare le grosse bande
           a cavallo capaci di attaccare anche grandi centri abitati ma di distruggere il resto del brigan-
           taggio che ormai si era annidato nel cuore dell’Appennino. Nel terzo punto, le forze a di-
           sposizione erano ripartite in truppe di presidio che non dipendevano dal Comando gene-
           rale per la repressione del brigantaggio, in carabinieri reali destinati a concorrere a tutte le
           operazioni del servizio di pubblica sicurezza e truppe direttamente dipendenti dal Coman-
           do generale. Queste ultime, a loro volta, erano ripartite in truppe destinate alla vigilanza
           delle vie di comunicazione e di presidio dei blockaus e truppe addette alla controguerri-
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           224 Ibid., pp. 15-16. ”Principi che regolano la dislocazione delle forze. La dislocazione che oggi vien data al-
              le truppe, che dipendono da questo Comando generale per la repressione del brigantaggio, è informa-
              ta al principio di avere possibilmente un battaglione alla sede di un comando Zona e tre compagnie
              alla sede di un comando di Sotto-zona; dalle quali forze esclusivamente sarebbero dati i distaccamenti
              di guardia ai block-aus e quelli per la sicurezza degli stradali; e di avere due compagnie alla sede di un
              comando di battaglione o di Scompartimento; di tenere non meno di una compagnia alla sede di un
              comando di distaccamento, se questo rattrovasi in una zona solitamente infestata da bande numero-
              se; e di tenere infine distaccamenti di mezza compagnia là dove il malandrinaggio è rappresentato da
              orde di non più di 5 o 6 malfattori”.
           225 L’organizzazione operativa si affiancava anche in questo caso all’organizzazione territoriale dell’Eser-
              cito, che prevedeva sempre le divisioni territoriali.
           226 cfr. L. tuccari, memorie sui principali aspetti tecnico-operativi della lotta al brigantaggio, op. cit., ap-
              pendice 1, p. 240.
           227 La sede del comando di Zona in linea di massima corrispondeva alla sede del comando di battaglione.
           228 “Blockaus: (casa di legno). Caserma difensiva o corpo di guardia, originariamente di tronchi di legno,
              circondata da ostacolo (fosso) e da difese accessorie, destinato a riparare un piccolo presidio per la di-
              fesa e la sorveglianza di un posto. Fa sistema con altri elementi difensivi [...]”, Enciclopedia militare,
              vol. II, p. 287.
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