Page 494 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           come appunto in quella finale delle nostre lotte fratricide del passato, che fu quella del ’60
           e ’61 nel reame di Napoli” . Di questa guerra civile, oltre a ricordare il numeri dei caduti
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           e decorati dell’Esercito, l’autore cercò anche di fornire le cifre, seppur parziali, delle per-
           dite in campo avverso nelle provincie meridionali. Per il biennio 1861-1862 riportava la
           ragguardevole cifra di circa 3.375 briganti morti in combattimento o fucilati e oltre 4.200
           briganti catturati . Nell’interpretazione di Battaglini, proprio la “controrivoluzione bor-
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           bonica” nel 1861, con tutti i suoi limiti  , attraverso le formazioni militari comandate dai
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           colonnelli Luvarà e La Grange, poi di Chiavone, operanti ai confini dello Stato Pontificio e
           il tentativo di Crocco e Borges in Calabria e Basilicata , rappresentò il più serio tentativo
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           attuato dagli ex reali delle due Sicilie di cambiare la situazione. Di fronte a quel pericolo
           anche Battaglini, come tutti gli altri storici militari, giustificava l’utilizzo di misure eccezio-
           nali, compresa la durissima rappresaglia di Pontelandolfo .
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              Nel 1952 nella collana “Storia delle fanterie italiane”, il generale Edoardo Scala , pur
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           dedicando poche pagine all’impiego della fanteria contro il brigantaggio post-unitario ,
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           nel volume dedicato al corpo dei bersaglieri ci ha lasciato delle interessanti riflessioni sul

           116 t. BattaGlini, Il Crollo militare del Regno delle Due Sicilie, op. cit., Vol. I, premessa, p. 2.
           117 t. BattaGlini, Il Crollo militare del Regno delle Due Sicilie, Vol. II, Da Gaeta al Brigantaggio politico,
              op. cit., p. 165.
           118 Ibid., Vol. II, op. cit., p. 108: “La controrivoluzione per altro non ebbe nessun nucleo animatore, ar-
              dente di fede e di ardimento, deciso a tutto dare pur di riuscire, senza di cui ogni movimento di po-
              polo è destinato a fallire”.
           119 Ibid., Vol. II, p. 141.
           120 Ibid., Vol. II, p. 1116-117: “Il comandante del battaglione bersaglieri fu inesorabile, come doveva es-
              sere, nella sua opera di repressione e di punizione, facendo incendiare anche molte abitazioni di col-
              pevoli ed eseguendo un arresto generale di massa”.
           121 Nato a Ragusa nel 1884, dopo aver frequentato la Scuola militare di Modena, fu nominato sottote-
              nente di fanteria nel 1905 presso il 34° Reggimento fanteria livorno. Partecipò alla grande guerra co-
              me comandante di compagnia e poi di battaglione guadagnandosi una medaglia d’argento. Promosso
              colonnello nel 1929, comandò per tre anni l’8° Reggimento fanteria Cuneo e fu nominato direttore
              della rivista di fanteria. Promosso generale di brigata, poi di divisione, partecipò ai primi mesi della
              2ª guerra mondiale al comando della Divisione Legnano sul fronte occidentale (Francia). Collocato
              nella riserva nel 1941 nel 1942 fu richiamato in servizio per dirigere la Rassegna di cultura militare
              ed il giornale di informazione politico-militare le Forze armate. Nel 1948 fu il fondatore e il primo
              direttore del museo di fanteria. Morì a Palermo nel 1964. Edoardo Scala affiancò costantemente agli
              impegni della vita militare le proprie attività di storico-militare. Oltre ad un’intensa attività pubbli-
              cistica, fu protagonista in numerose conferenze e svolse attività di docenza in storia militare presso
              l’Accademia militare di Modena (1908-1915), presso quella di Applicazione di Fanteria di Parma
              (1920-1923), quella di Guerra di Civitavecchia (1925-1929) e nelle Università di Torino, Milano
              e Roma. Fu autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo Napoleone I: l’uomo, l’italiano,
              lo stratega (1926); La guerra del 1866 per l’Unità d’Italia (1929); Gian Francesco Galleani Napione,
              Giovanni Antonio Levo, Le Milizie sabaude (1937); La riscossa dell’Esercito (1948); Storia delle fanterie
              italiane (1950-1955).
           122 e. Scala, Storia delle fanterie italiane, Vol. III, Le fanterie nel periodo napoleonico e nelle guerre del Ri-
              sorgimento, Roma, tipografia editoriale, 1952, cap. IV, La fanteria contro il brigantaggio (1860-1870),
              pp. 466-473.
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