Page 584 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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di schierarla in Tessaglia in appoggio alla “Pinerolo” . A metà luglio il comando Gruppo
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Armate Est iniziò a dubitare fortemente dell’alleanza coi tedeschi: “Meno che nel Pelo-
ponneso e nelle isole Jonie dove per il momento la popolazione è quasi tranquilla, tutta la
Grecia continentale è praticamente in rivolta aperta. Specialmente grave è la situazione nel
Pindo e in Epiro, nell’alta Tessaglia, in Acarnania ed Etolia. […] Le forze in Grecia sono
impari ai compiti che le attendono; se infatti le nostre possono a stento bastare, con l’aiuto
germanico, a fronteggiare la situazione interna anche in caso d’emergenza, non possono
davvero provvedere contemporaneamente a ricacciare in mare un grosso sbarco inglese ed
a reprimere l’insurrezione generale che, senza dubbio alcuno, lo accompagnerebbe. Ma
v’ha di più. Sono giunte o stanno per giungere in Grecia sei divisioni germaniche. Per tutte
l’O.B. Sud Est ha messo il vincolo del non impiego in compiti fissi, e tutte restano ai suoi
ordini attraverso comandi tedeschi; cosicché si ha adesso questa prospettiva: tutte le truppe
italiane sono ancorate al terreno in difesa costiera, od a protezione comunicazioni, o in vigi-
lanza interna a carattere territoriale; tutte le truppe germaniche sono libere per la manovra,
estranee però ai comandi italiani, pronte o ad intervenire per “situazioni compromesse da-
gli italiani” o ad andarsene in altri scacchieri, anche al momento della crisi se l’Alto Coman-
do tedesco lo giudicherà comodo per lui. […] E’ vano e dannoso nasconderci che i tedeschi
hanno perseguito e perseguono ognora il loro solo interesse particolare, senza affatto curarsi
delle esigenze nostre e senza voler comprendere che successi, e ancor più, insuccessi nostri
sono anche successi ed insuccessi loro. Storia di ieri è il loro comportamento brutalmente
egoistico in Africa settentrionale. Storia di oggi è la loro tendenza a far da soli nei Balcani,
senza curarsi di promesse e di impegni formali” . Il progettato trasferimento del III Cor-
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po d’Armata in Albania fu bloccato dai tedeschi ufficialmente perché non disponevano di
truppe necessarie alla sostituzione di quelle italiane . Il gen. Rosi prospettò al Comando
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Supremo i gravi riflessi morali sulle truppe e sui quadri che il passaggio di dipendenze del-
l’11ª Armata sotto i tedeschi avrebbe potuto comportare, richiedendo, all’opposto, il suo
possibilmente totalitario ripiegamento in Albania: “Aggiungo sulla base di autorevolissime
segnalazioni, che il passaggio dell’11ª Armata agli ordini di comandi germanici sarebbe “un
colpo assai duro al morale delle mie truppe” (è il comandante dell’11ª Armata che così si
esprime), tanto più se, come si vocifera in sordina, il comando di Salonicco dovesse venire
affidato a quel maresciallo Rommel che tanto male ci ha già fatto in Libia e tanto disprezzo
ha sempre dimostrato per noi. “Le nostre truppe di Grecia, invece, che già sentono allentati
i vincoli operativi e logistici che la legano alla Madrepatria (continua il comandante del-
l’11ª Armata) vedrebbero vulnerati e stroncati quelli spirituali, riportandone un senso in-
sopportabile, anche se non interamente giustificato, di angosciosa diffidenza”: quella stessa
diffidenza e repulsione che avrebbe già ampiamente pesato sui nostri combattenti in Sicilia,
489 Foglio n. 1362/op. in data 22 luglio 1943, Ricupero Df. “Cuneo”, comando Gruppo Armate Est.
490 Foglio n. 1133/op., cit.
491 Foglio n. 23752/op. in data 5 agosto 1943, Trasferimento in Albania del III Corpo d’Armata. Sposta-
mento limite settore fra 9ª e 11ª Armata, Comando Supremo – I Reparto.

