Page 580 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           tollerati . Il precipitare della situazione militare in Italia (sbarchi alleati in Sicilia e caduta
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           del governo Mussolini) e l’accrescersi degli aiuti forniti dagli alleati ai partigiani greci die-
           dero nuovo impulso all’attività dei ribelli che, oltre ai soliti atti di sa botaggio e piccole
           imboscate, presero anche a condurre attacchi contro impor tanti presidi italiani. “Nell’im-
           minenza dello sbarco alleato in Sicilia, gli andartes greci erano stati rinforza ti da paracadu-
           tisti inglesi, che avevano alimentato la guerriglia, portandola a forme atroci senza quartiere.
           Continue imboscate sulle strade, atti di sabotaggio a ripetizione, i nostri soldati quando
           sorpresi venivano trucidati senza misericordia, ed i cadave ri mutilati e seviziati lasciati ben
           esposti. Ne erano conseguite reazioni ancora mag giori culminate con l’esecuzione di oltre
           100 ostaggi prelevati dal campo di concentra mento di Larissa” . Il ricorso a tali duri siste-
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           mi di repressione fu criticato dal S.I.M., in quanto ritenuti inutili e controproducenti:
           “Attorno alle nostre forze armate si va formando il vuoto: siamo forse noi stessi ad acuire gli
           odi col tardivo rigorismo e con gli atti d’impulso che urtano contro la sensibilità nazionale
           e lo spirito d’indipendenza e di libertà del popolo ellenico. Esso ci accusa attualmente di
           terrorismo d’imitazione tedesca che si accanisce contro innocenti ed inermi. In realtà, il
           sistema delle fucilazioni di ostaggi, degli internamenti senza discriminazioni, delle distru-
           zioni di villaggi e di averi, contribuisce ad esasperare gli animi ed a creare i martiri dell’idea
           nazionale. […] Persone autorevoli del nostro ambiente militare e politico disapprovano
           queste misure di estremo rigore contro cittadini non responsabili e giudicano che tali ecces-
           si potrebbero far precipitare la situazione in un momento così delicato. L’impiego della
           forza è spesso necessario per dominare i popoli, ma non va disgiunto da quel senso di giu-
           stizia che sta alla base del nostro patrimonio di civiltà” . Le azioni di controguerriglia
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           eseguite nell’estate 1943 miravano, come in prece denza, ad assicurare la percorribilità delle

           475 Per considerazioni di ordine umanitario ed al fine di non aggravare ulteriormente la crisi economi-
              co-sociale del paese, gli italiani tentarono più volte, senza fortuna, di convincere i tedeschi a ridurre
              le spese d’occupazione a carico del governo greco. Da rilevare che la quota riservata agli italiani am-
              montava a circa la metà di quella spettante ai germanici, nonostante un complesso di truppe schiera-
              to in Grecia pari ad una forza circa doppia di quella tedesca. Anche per questo motivo tra il 1941 ed
              il 1942 oltre il 75% delle esportazioni greche furono dirette in Germania.
           476 Relazione del gen. Infante in data 5 maggio 1947, Criminali di guerra secondo la Grecia. I partigiani,
              dopo aver minato nella zona di Domokos una galleria del tratto ferroviario Atene-Salonicco, fecero
              esplodere le cariche al passaggio di una tradotta carica di militari che si recavano in licenza in Italia e
              di 50 carabinieri di scorta a 100 detenuti greci. I dati delle perdite sono discordanti, oscillando tra i
              100 e i 300 morti carbonizzati o per asfissia. Sul posto della strage giunse in ispezione lo stesso gen.
              Vecchiarelli. Un bando emanato dalle forze di occupazione italo-tedesche per la protezione delle linee
              ferroviarie prevedeva la fucilazione di tre ostaggi greci per ogni militare italiano o germanico decedu-
              to. Pressato dalle autorità tedesche, che ne richiedevano l’immediata applicazione dietro la minaccia
              di assu mersi in toto la gestione della ferrovia, il gen. Vecchierelli ordinò la rappresaglia nei confronti
              di un numero molto inferiore di prigionieri. Gli internati greci, scelti fra elementi comunisti già ex
              confinati politici del governo Metaxas, furono trucidati da un reparto della divisione “Pinerolo” nei
              pressi del luogo dell’attentato (cfr. promemoria in data 4 luglio 1950 a firma del cap. Michele Fede-
              rico e foglio n. 56 in data 1° maggio 1950, Fucilazione per rappresaglia di 100 cittadini greci, Stato Mag-
              giore Difesa - Delegazione presso il gruppo regionale Emmo).
           477 Foglio n. 59/14 in data 2 luglio 1943, Notizie dalla Grecia, comando supremo – S.I.M.
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