Page 575 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Appendice 2. L’occupAzione itALiAnA deLLA GreciA (1941-1943) 575
persone inermi lasciava supporre la loro appartenenza alle formazioni partigiane o la loro
connivenza con queste; non fosse considerato atto di ostilità l’abbandono dei villaggi da
parte delle popola zioni all’appressarsi delle truppe italiane; derrate e bestiame catturati
nelle basi logistiche della guerriglia fossero ridistribuite alle popolazioni. Il gen. Vecchiarel-
li sostituì, inoltre, il presidente del tribunale militare d’armata - il gene rale grande invalido
della grande guerra Gherardo Magaldi, considerato trop po severo - con il gen. Mario Fer-
rarini, non mancando di sospendere l’ese cuzione di molte condanne alla pena di morte,
spesso dietro interessamento di notabili locali. Contrariamente a quanto i comandi italiani
si aspettavano, le dispo sizioni di clemenza nei riguardi dei partigiani che entro il 20 maggio
fossero tornati alle loro case non ebbero successo. Coloro che accettarono di consegnare le
armi furono solo poche diecine. D’altro canto il periodo di tregua concesso non servì che a
far consolidare e meglio organizzare le formazioni partigiane, alcune delle quali riu scirono
a dilagare anche nella Grecia meridionale, nel Pindo e nel Peloponneso. “Esistono da qual-
che tempo continuità d’azione e stretti contatti fra i capi delle diverse formazioni ribelli
albano-greche, siano esse a tinta nazionalista o comunista, in tutta la fascia di frontiera
compresa tra la costa dell’Epiro. […] Le nostre frontiere sono mal vigilate e controllate per
cui tanto i banditi quanto i contrabbandieri passano da una parte e dall’altra con estrema
facilità, favoriti anche dal territorio montagnoso ed impervio. Una zona quasi interamente
in mano ai ribelli è quella del Pindo dove esistono numerosi villaggi arumeni a noi favore-
voli e le cui popolazioni vivono sotto il terrore del banditismo” . L’azione partigiana pren-
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deva di mira, oltre alle truppe d’occupazione anche gli informatori, confidenti, interpreti
ed altri greci collaboratori delle forze armate italiane, che venivano eliminati senza pietà. In
giugno si svolse lo sciopero generale ad Atene con una manifestazione di piazza di oltre 100
mila persone, mentre le operazioni dei ribelli furono dirette principalmente contro le linee
ferroviarie mediante atti di sabotaggio . Nella notte del 21 nuclei sabotatori partigiani
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operarono vaste e gravi interruzioni (danneggiamento di sei ponti) lungo la ferrovia Salo-
nicco-Atene nei tratti affidati alla vigilanza tedesca. La reazione italiana si mantenne in
genere nei limiti delle normali azioni di polizia; solo in due casi particolarmente gravi, in
cui erano stati lesi interessi italiani in zona di giurisdizione tedesca (attentati ad un pirosca-
fo ancorato al Pireo ed alla linea ferro viaria Atene-Salonicco), e per imposizione delle auto-
rità militari tedesche, tale reazione dovette commutarsi in rappresaglie compiute contro
individui che si trovavano internati nei campi di concentramento per riconosciuta grave
attività ribelle. Le azioni di controguerriglia di una certa entità compiute tra l’inizio di mag-
gio e la fine di luglio del 1943 furono solo due: in giugno allo scopo di riacqui stare la di-
sponibilità della rotabile Arachova-Anfissa-Lepanto, diretta dal gen. Pietro Maggiani; in
luglio allo scopo di liberare Trikkala da un minaccioso concentramento di guerriglieri, di-
retta dal gen. Adolfo Infante ed eseguita da reparti agli ordini del col. Giuseppe Berti. I ri-
463 Foglio n. 15/8 in data 29 giugno 1943, Notizie dalla Grecia e dall’Albania.
464 Foglio n. 59/14 in data 2 luglio 1943, Notizie dalla Grecia. Il 22 luglio si svolse ad Atene un altro
sciopero generale di protesta contro l’ingresso di truppe bulgare in Macedonia. L’intervento di truppe
tedesche ed italiane per reprimere la manifestazione costò la vita ad 8 civili ed il ferimento di altri 31.