Page 574 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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574 L’esercito aLLa macchia. controguerrigLia itaLiana 1860-1943
al comandante della divisione “Pinerolo”. Approfittai pertanto della sostituzione del co-
mandante di detta grande unità - il gen. Cesare Benelli, cui si attribuiva fama di molta
durezza - per dare personalmente al successore - gen. Adolfo Infante - la direttiva di realiz-
zare la distensione degli animi ed in particolare di sciogliere le bande alloglotte, le quali,
essendo formate da gente primitiva ed animata da fanatici odi di razza, si erano rese colpe-
voli di crudeltà che, per il fatto di operare esse bande ai nostri ordini, avevano finito con
l’essere attribuite alle truppe italiane. Gli diedi inoltre incarico di ispezionare il cam po di
internamento di Larissa per accertare le condizioni di trattamento degli internati e disporre
i miglioramenti necessari, autorizzandolo anche a mettere in libertà gli in ternati meno
compromessi, ciò che egli fece con molta larghezza. Infatti, il campo fu visitato da Helene
Capard (una specie di crocerossina raccomandata dal vescovo greco cattolico Kalavassos) e
né essa né il vescovo, col quale ero in relazione, segnalarono in convenienti” . In aderenza
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ai princìpi sopra menzionati, meno severi e intransigenti nei con fronti della ribellione, l’a-
zione di comando del gen. Vecchiarelli si concretizzò inizialmente nei seguenti fatti: fu te-
nuta fede alle promesse espresse nel bando di clemenza e non furono compiuti rastrella-
menti in tutto il mese di maggio, e nei mesi seguenti le operazioni furono limitate a quelle
indispensabili per mantenere libere le principali vie di comunicazione; furono presi contat-
ti con le più alte autorità del governo greco e col metropolita ortodosso per attuare quella
disten sione degli animi cui si aspirava; fu tenuto conto delle lagnanze e delle segnala zioni
di soprusi e illegalità fatti presenti da queste autorità e furono in conse guenza ordinate in-
dagini ed emanate disposizioni per reprimere energicamente arbitri e violenze da parte di
militari italiani; furono fatti compilare dai comandi di Corpo d’Armata elenchi di interna-
ti meno compromessi che furono man mano liberati dai campi di concentramento ; allo
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scopo di disciplinare la delicata materia ed emettere giudizi non influenzati dagli avveni-
menti contingenti, fu tolta ai comandi di grande unità la facoltà di ordinare internamenti
di civili e fu accentra ta al comando d’armata; furono codificate nel luglio 1943 le nuove
disposizioni relative al contegno da tenere durante le operazioni di controguerriglia, sia nei
riguardi dei partigiani sia della popolazione, prescrivendo che: non si ricorresse più all’uso
di devastare interi villaggi a scopo di rappresaglia (le cosiddette “nor malizzazioni”), limitan-
do le distruzioni alle sole case dalle quali fosse partito il fuoco contro truppe italiane; si
procedesse solo contro coloro che venivano tro vati armati anche quando il contegno di
461 Relazione del gen. Carlo Vecchierelli, Comportamento delle forze italiane d’occupazione in Gre cia.
Estate 1943, giugno 1947.
462 I carceri e i campi d’internamento di civili allestiti dagli italiani in Grecia furono quelli di Larissa,
Kalavrita, Nauplia, Katouna, Trikkala, Prevesa, Amfissa, Tyrnavos e Xilocastron. Nella primavera del
1942 vi erano recluse 1015 persone. Allo scopo di allontanare dalla Grecia quelle persone ritenute pe-
ricolose furono impiantati in Italia due campi di concentramento: uno per civili a Ferramonti in Tar-
sia (CS) e uno a Bari per ex ufficiali greci. Successivamente vennero internati in Italia anche sudditi
greci di origini bri tanniche e cittadini inglesi residenti in Grecia; i campi sorsero a Notaresco, Nereto,
Corropoli (TE). Secondo fonti della Croce Rossa internazionale riportate da Davide Rodogno furo-
no fino ad un massimo di 20 mila i detenuti comuni ed internati politici in Grecia durante il periodo
d’occupazione. Si veda anche davide conti, L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e
mito della “brava gente” (1940-1943), Roma, Odradek, 2008, pp. 184-185.