Page 60 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           Pica che affidava nuovi poteri ai comandi militari - tra cui la facoltà di concedere sconti ai
           briganti che si presentavano o collaboravano (art. 3) e di assegnare un domicilio coatto ai
           sospetti manutengoli (art.5) - offriva una serie di possibilità che il generale Pallavicini seppe
           cogliere in tutta la sua interezza, dando inizio alla seconda fase, quell’offensiva. In sostanza,
           applicando in modo severissimo e, al limite della legalità, la legge Pica, internando parenti,
           manutengoli e fiancheggiatori, anche se semplici sospetti, egli riuscì a isolare i briganti,
           tagliando i rapporti tra bande e loro sostenitori.
              Prima di Pallavicini anche il generale Pinelli , nella sua istruzione del febbraio 1861 ,
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           aveva capito l’importanza di colpire manutengoli, parenti dei briganti e altre categorie so-
           spette quali i membri del clero regolare e secolare, insomma tutto quel mondo che ruotava
           intorno alle bande e lo sosteneva, ma la situazione politico-militare era diversa. Se Pinelli
           doveva confrontarsi con una vasta insorgenza contadina e filoborbonica, formata anche da


           143 Al comando della colonna Mobile dell’Umbria contrastò le prime manifestazioni del brigantaggio
              nella provincia di Ascoli e nell’Abruzzo e diede inizio all’assedio di Civitella del Tronto. In seguito
              al R.D. 10 febbraio 1861, reso esecutivo con dispaccio ministeriale dell’11, il generale Pinelli, per il
              suo ordine del giorno del 3 febbraio (cfr. aldo de Jaco, Il brigantaggio meridionale. Cronaca inedita
              dell’Unità d’Italia, Roma, Editori Riuniti, 2005, 1ª edizione, 1969, p. 229-230), ritenuto offensivo
              verso il papa e le alte gerarchie ecclesiastiche, fu sostituito dal tenente generale Luigi Mezzacapo, che
              fu nominato comandante delle truppe italiane nell’Ascolano e negli Abruzzi. Il generale Pinelli fu uno
              dei pochi ad essere decorato della medaglia d’oro per la repressione del brigantaggio, cfr. Gruppo Me-
              daGlie d’oro al v.M. d’italia, Il risorgimento italiano: le medaglie d’oro al valor militare dal 1848 al
              1870, testo di Gaetano Carolei, ritratti di Guido Greganti, Fasano, Grafischena, 1987, pp. 158-159.
           144 istruzione, in auSSMe, Fondo G-3 Campagna 1860-1861, vol. 62, c. 176. In essa il generale Pinelli
              affrontava cinque aspetti fondamentali della controguerriglia: la condotta delle operazioni, le misure
              di polizia, la raccolta delle informazioni sul nemico, i rapporti con le autorità civili e l’organizzazio-
              ne di comando. Per quanto riguarda le operazioni, Pinelli stabiliva che bisognava affrontare i briganti
              sempre con forze superiori (punto 1°), far avanzare le colonne nei centri principali al fine di bloccare
              le insurrezioni filo-borboniche, sciogliendo tutte le organizzazioni reazionarie (punto 2°) e non di-
              sperdere le forze in inutili presidi anche se richiesti dai municipi (punto 10°). Dal momento che le
              misure di polizia erano finalizzate a spezzare i rapporti tra le bande e i loro sostenitori nelle popolazio-
              ni rurali, egli disponeva il censimento di tutti i giovani passati al brigantaggio per perseguirli (punto
              3°), obbligava tutti gli abitanti del contado a risiedere nei propri paesi di appartenenza durante le in-
              surrezioni (punto 4°), riservando lo stesso trattamento previsto per i briganti a quelli che fossero sta-
              ti trovati fuori dal proprio comune o provincia (punto 7°), stabiliva gravi imposizioni pecuniarie da
              infliggere alle famiglie dei briganti (punto 6°), disponeva la cattura di ostaggi tra i fiancheggiatori e i
              maggiorenti del luogo (punto 8°) e, infine, autorizzava l’utilizzo di ogni mezzo per tagliare i riforni-
              menti alle bande (punto 12°). Anche la raccolta delle informazioni era importantissima per il generale
              Pinelli che, nell’Istruzione, stabiliva lauti compensi per le spie (punto 5°) e obbligava tutte le ammi-
              nistrazioni comunali a riferire immediatamente tutte le notizie sulle bande che transitavano nel loro
              territorio (punto 10°). L’organizzazione di comando era ovviamente un punto centrale, per cui Pinelli
              disponeva l’organizzazione e il potenziamento della rete telegrafica per le comunicazioni (punto 11°)
              e un efficace coordinamento delle operazioni (punto 13°), ma soprattutto auspicava l’organizzazione
              di un comando unico politico-militare dotato di poteri straordinari che dipendesse direttamente dal
              governo (punto 14°). Sull’istruzione si veda R. trepiccione, Il Brigantaggio sui documenti dell’Ufficio
              storico (1860-1870), in “Studi storico militari 1995”, Roma, Stato Maggiore Esercito, 1998, pp. 103-
              137.

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