Page 163 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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                La  stessa  classe  politica  era  visceralmente  contraria  agli  aiuti  USA
             (UNRRA,  ECA,  Piano Marshall), sostenendo che i  prestiti  prima o  poi vanno
             restituiti, mentre in realtà  solo una minima  pane degli aiuti era sono forma di
             prestiti.  Francia e Inghilterra intuirono l'utilità deg!l aiuti sia economici che in
             materie  prime  per  risanare  l'economia  in  ripresa  e  ne  approfittarono  larga-
             mente onenendone in misura circa Ire volte superiore all'Italia.
                Il  risultato  dJ  questa  polìtjca  fu  che  nel  1950  la  ricostruzione delle
             Ferrovie era praticamente terminata, riportando la  rete alle condizioni di ante-
             guerra perdendo però l'occasione di uoa  ristrutturazione completa e  profonda
             del sistema del  trasporti,  risLrunurazione  che  negli  annì  successivi  avrebbe
             potulo evitare il degrado e l'emarginazione del !raSporto su ferro.
             Conclusione
                I responsabili dei trasporti  al  seguito degli  eserciti americano ed inglese
             al  momento di lasciare l'Italia  avevano  previsto che l'opera di  ricostruzione
             non sarebbe potuto essere completata prima dl almeno quindici anni.
                Nonostante  i  limitatissimi  fondi  a  disposizione e  le immense  difficoltà,
             alla fine del  1950 lo stato generale della rete era tornato ai livelli anteguerra e
             per alcuni settori in condizioni molto migliori.
                Turtavia  la miopia  dei governanti del  tempo  lasciò troppa auronomla al
             trasporto  privato, .mettendo  le  premesse  per la  circolazione  stradale che è
             oggi sotto i nostri occhi.
                Concludo questa  breve relazione sul complesso fenomeno della ricostru-
             zione con le parole profetìche dell'ing. dì Raimondo, pronunciate in occasione
             delJ'inaugurazione  deU'anno  accademico  1955-1956  presso 11stltuto Superiore
             di Direzione Aziendale in Roma, alla presenza del prof. Giuseppe T ogni.
                "Io sono fermamente convinto che la  ferrovia  in rutti  i paesi, ed in Italia
             specialmente,  non ha fatto il suo tempo.  Nel  nostro paese, che ha una  parti-
             colare conformazione geografica per cui si totalizzano itinerari  che superano
             la  lunghezza di 1.6oo Km,  sopprimere la  ferrovia,  ritenendo di poterla sostl-
             ruire con mezzi automobUistici costituisce, a mio avviso, un assurdo economi-
             co e  metterebbe la  Nazione di fronte ad un rischio e ad  un pericolo non sol-
             tanto  per lo sviluppo futuro della  nostra  economia,  ma  anche  per la  difesa
             della sua integrità territoriale, della sua libertà, e deUa sua civiltà."


                                       NOTE
                (l) La corrente continUA veniva ricavala dalla correnle allem3Ul 2d uso lndU51rinle mediante
             roddriZ2lltOri a vapori di mercurio, oggi completamente caduti in disuso e .ostltuìti da dispositivi
             a semlcondu!Cori.
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