Page 161 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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                Specialmente  per i  locomotori  a  corrente continua  che avevano subìto
             numerosi guasti alle parti  più delicate e  che necessitavano dì riparazioni  più
             difficoltose, venne presa in considerazione, per la  prima volta, la possibilità di
             far eseguire le  riparazioni  da ditre  esterne; anche tale operazione comportò
             notevoli  difficoltà  in quanto dovette essere allestita  ex-nova una  completa
             regolamenrazlone  tecnico-amministrativa.  Le  officine dì grandi  riparazioni
             furono runavia alacremente riparate e  rimisero  in perfetto assetto di funziona-
             mento 15 locomotori a corrente alternata e ben 275 a corrente continua.
                Anche per le  navi  tragheno dello stretto di Messina  che erano affondate
             per la quasi totalità venne iniziato il lavoro eli  recupero e  rian:amento dappri-
             ma  con il  recupero e  riattivazione della  " Villa",  poi  della "Reggid',  della
                                  l
             "Sci/Id' e infrne della "Carida ~.
                Nel  1950 la  percentuale residua  dei  lavori di  ricostruzione era, secondo
             fonti  aziendalì,  "di  piccola  entità" e  consisteva  nel  ripristino  definitivo di
             numerosi  ponti  in  ferro e  in  muratura  che erano stati  riparati  con  mezzi  eli
             fortuna  <31),  il  rinnovamento dell'armamento,  rotaie e  ttaverse  specie sulle
             linee di grande tra.ffico,  il ripristino degli apparati di sicurezza e  per la  centra-
             lizzazione del comando degli scambi nelle stazioni e negli scali merci.
                La  mancanza di un programma organico gravò  negativamente sulla rico-
             struzione.  Jl_ fatm  che l'azienda  lasciasse  che le singole officine operassero
             aUionomameme fece  sì  che in  molti  casi  le  esigenze  locali  non  venissero
             armonizzate con quelle generali, causando un distorto utilizzo delle risorse.
                La  direzione generale puntò sulla  priorità  dei  lavori  per la  riauivazione
             delle linee principali, trascurando il problema delle lìnee a scarso Lta.ffico, con
             la  motivazione  che  andava  aumentato  il flusso  di  traffico  ferroviario  nelle
             zone nevralgiche dell'economia italiana e sostenendo che l'inserimento di una
             tecnologia avanzata, per ridurre gli inconvenienti di esercizio e per aumentare
             la capacità dì traffico,  rendeva la  ricostruzione così costosa da impedire uno
             spostamento delle  risorse,  peraltto scarse,  verso  le  linee complementari  e
             secondarie.
                Il  programma aziendale della ricostruzione se abbandonò i criteri fascisti
             di prestigio per realizzare strutture funzionali e  utili allo snellimento del traffi-
             co e  alla praticità dell'utenza, rinunciò ad un riclassamento di tutta  la  rete fer-
             roviaria concentrandolo solo  per una pane delle linee principali, facendo per-
             dere così al mezzo ferroviario efficienza e competitività.
                La  situazione economica  italiana  alla  fine della  guerra era  caratterizzata
             da  una  notevo'lissima  riduzione  del gettito  fiScale  e  da  una  abnorme massa
             monetaria  creata  dal  governo  fascista  per finanziare  le proprie  iniziative
             espansionistiche.
                Nel  corso degli  anni successivi  alla  guerra  d'Etiopia  infatti  il Governo
             aveva rastrellato gr-.10  parte delle risorse finanziarie del Paese:  le banche ave-
             vano  lovestito  i  propri  depositi  in  obbligazioni  del  Governo e  in  titoli  del
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