Page 169 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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             migliore  delle  ipotesi,  il margine fra  i  "traditori  dell'8  settembre"  e  quella
             Repubblica sociale italiana concorrente in  misura non militarmente rilevante (e
             speculare, sotto questo punto di visra, al uRegno del Sud") alla loro difesa.
                Benché sede della  Corona - ancora retta da un sovrano investito  dalla
             richiesta di abdicazione e  quasi randagio fra  Brindisi, Napoli e  Ravello - e  dei
             governi (da quello "deì sottosegretaria alla compagine varata a SaJemo neU'apò-
             le  1944  e  a  quello insediato  In Roma  nel giugno seguente), ìl  Mezzogiorno
             rimane sottoposto all'AMGOT, governo milìtare alleato per i territori occupa.ti.
                Senza indulgere a evocazioni letterarie (bastino i nomi di Corrado Alvaro,
             Jgnazio Silone.  Vitaliano Brancali ... ), e  le conseguenze di quel biennio sono
             sotto ogni  profilo devastanti.  La  macabra statistica  dei  morti  per causa  di
             guerra coUoca il centro-sud molto avanti rispetto all'" Alta Italia", scorporando
             dal novero le vittime  degli  eccidi e  dei non sempre militarmente  o  politic:J.·
             merue  motivabiU  "regolamenti  di conti" di fme  aprile-inizio  maggio  1945.
             D'altronde questi  ultimi eliminano persone,  ma,  a  differenza dei bombarda-
             menti,  dei combattimenti con mezzii  pesanti e  delle prolungate occupazioni,
             lasdano  inta«i  impianti produllivl  e  infrastrutture.  Di  più: a  differenza  del
             degrado ingenerato nel centro-sud dlai tanti mesi di Am-lire,  nelle regioni set-
             tentrionali l'insurrezione dell'aprile 1945 diffonde l'illusione - onnai da tempo
             spenta in Roma - che ancora una volta "l'Italia far.} da sé".
                All'appuntamento con la  "liberazlone" il Mezzogiorno si presenta dunque
             duramente provato,  avvilito,  profondamente  lacerato al suo interno.  Non
             bastasse, contiene anche il sepa12tismo sidliano, alimentato e armato dall'este-
             ro sin dal 1942 e pol ingigantito con l'inizio dell'occupazione anglo-america.na.
             Verso la .. c:odlfiardone" ddla questione meridJonale
                La  lenta  restitu.zione  delle  province  liberate all'amministrazione diretta
             del governo "cobelligerante" del Regno protrae lo  stato di guerra e , con esso,
             l'incertezza della .ricostruzione. Mentre una parte della nuova dirigenza partiti-
             ca, soprauutto della sinistra (PCI, PSIUP e PeiA) confida nel •vento del Nord"
             (che è  anche implid!a ammissione dell'impossibilità - o  incapadtà - di risol-
             vere i problemi del Sud facendo leva sulle sue risorse), si diffonde e radica in
             vasti strati  (e  non solo "popolari")  della sua  popolazione  la  percezione di
             essere sottoposti, per la seconda volta nel volgere di ottant'anni, a  una 'con-
             quista', all'osdlltà del nuovo vincitore sommata a  quella dell'antico •occupan-
             te', sceso dal Nord nel 1860. Molto più che le sporadiche insorgenze O n man-
             canza d'altre etichette classifiCate  come neofasciste)  risulta  emblematica,  al
             riguardo, la riluttanza di massa ad accettare ulteriormente lo Stato. All'"Uomo
             Qualunque" di Guglielmo Giannini va riconosciuto  U merito di aver conferito,
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