Page 74 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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         LAMMISSIONe OllU'ITAilA AU.'ONU                      63
         ragioni spe.cifiche esistenti nel 1947. La situazione inte.mazionale dell'Italia ern
         ormai  profondamente  mutata  per effetto delle  due scelte  compiute  dal
         Governo nel 1949: quella europea che aveva  portato l'Italia  <1  partecipare alla
         costituzione del Consiglio d'Europa il )  maggio e, ancor più importante, quel-
         la adantica, che il 4 aprile aveva  inserito l'Italia nel Parto nordaùantico, come
         alleata  di dieci  paesi  della vecchia  coalizione  bellica  delle  Nazioni  Unire.
         Questi  nuovi  legami per di  più sarebbero stati più utili deii'ONU  per la solu-
         zione del problema coloniale e, si sperava, anche per la questione di Trieste.
         Questo era almeno l'intimo  pensiero di  Sforza  e  forse  anche,  per un  ceno
         tempo, di De Gasperi. Almeno non si conoscono dissensi  in  proposito né ini-
         ziative che riguardassero l'ammissione all'ONU .
                                   . . .

             Alla questione tuttavia De Gasperi continuò a  pensare: dalla documenta-
         zione esistente appare chJaro che egli teneva in particolare all'aspeito morale
         della riabilitazione dell'Italia, che sarebbe stata sancita dall:l  panecip;~zione al
         grande consesso internazionale dei vincitori.  Si  può anzi dire  che egli consi-
         derava  la  questione come  un  credito suo personale che  gli  doveva  essere
         .saldato dai vincitori,  onorando l'impegno di appoggiare l'llalia  nell'ingresso
         aii'ONU  fissato  nel  preambolo del  trattato  di  pace:  quasi  un  compenso da
         ricevere per quella firma  tanto sofferta. Di qui  nacque la tera fase del  pro-
         blema, aperta  formalmente da  una  lettera  inviata  da Sfor1.a  a Schuman  il  5
         febbraio 1951, poco prima dell'incontro italo-francese dl Santa Margherita dal
         quale doveva  prendere vira  il  negoziato  per la  Comunltil europea di difesa.
         Sforza  scriveva: ·Mi  sembra che si  dovrebbe affermare,  in  manier-J  assai  più
         solenne che per il  passato,  che gli Alleati si  impegnano a  fare  tuui gli sforzi
         necessari affincl1é l'Italia non sia più prival.a  per molto tempo del suo diritm di
         assidersi  alla suprema organizzazione, dalla  quale fm  qui è  stal.a  esclusa  pro-
         prio in violazione della lettera  e dello spirito dello stesso trattato di  pace- H?l.
         La  lettera, inviata anche a  Bevin ed Acheson, ricordava  poi  che il Governo
         veniva  ora  accusato d'aver ingannato il paese  nel  dibattito sulla  ratifica  del
         trattato di pace.
            Sforza lasciò nel luglio il ministero degli Esteri che fu riassunto personal-
         mente da De Gasperi, <?ome al tempo della  preparazione della  pace. L'occa-
         sione per affrontare compiutamente l'argomento fu  offerta dalla  visita  negli
         Stati  Uniti che De Gasperi fece nel  settembre. La  base della dis<.:ussione era
                                      8
         cosrituira  da  un  lungo  memorandum <·• >,  nel  quale,  dal  riesame di  tutte  le
         dichiarazioni  fatte  nei precedenti  dibattiti,  si  traevano  due  conclusioni:  la
         prima,  che il vero  sovietico  era  illegittimo  perché  l'U.R.S.S.  aveva  sempre
         riconosciuto che l'Italia aveva  le  qualificazioni necessarie per essere ammes-
         sa  all'ONU;  la  _seconda. che  la  posizione dell'Italia  ern  differente da  quella
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