Page 85 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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rloodlsce In sua tìd" cia nell'unione sovmnazionale degll stati europei e l'asp!-
nzione del popolo Italiano a "fan;! araldo dell'Unione europea perché questa
è l'om dell'Europa", anche se poi nelle sue memorie riconosce che la nuova
Istituzione è "U frullo di un compromesso ll'll le pl~ ava.nzate aspirazioni fran-
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co-italia.ne e quelle pl~ cuute del governo brh:.1nnico" < >.
Purtroppo quesiU non è ancora l'ora dell'Europa. L'llalia ha raggiunto
l'obiettivo del suo pieno reinserlm.ento nell'Occidente, con lu firma Il 4 aprile
1949 a Wnshingt.on del tratl.:llO dell'Atlantico del Nord (Il Pano Atlantico), e In
Europa, con la firma dello Statuto del Consiglio d'Europa. Ma questo nuovo
organismo non risponde alle speranze europee di Sforza, anche se egli con·
ferma la sua nduda nell'unità dell'Europa, che si far:l per ragioni ideali e per
r-o~gionl economiche. E in effeu.i quello che è passato alla Stori:1 come U pro-
cesso d'integrazione europeà si fonda proprio, come dice Sfor.t.a, sulla forza
delle Idee e sulla forza dell'economi:l. Il "Piano Schuman• (9 maggio 1950)
mdlcu come suo oblenivo la pace mondiale, che solo un'Europa urtiiJI può
s;~lvagu;trdare. E quest'Europa unita deve basarsi su realizzazioni concrete: la
solidarietà franco-tedescu e la me.'ISll in comune della produzione di carbone
e di :tcciaio. L'Italia acceuu di pnrtecipnre con altri cinque stati (Belgio.
francia, Gcrmanl:t, Lus:;emburgo, Paesi BassO al nego:tlato, che comincia Il 20
gaugno 1950 e che port.er~ il 18 aprile 1951 alla firma a Parigi deltralla!O che
istituisCe la Comuniu\ euro(>C'<~ del carbone e dell'acciaio (CECA). La partecl·
pazlone dell'ltnlfa al negoziato CECA è unn COS1l scontata per il govemo. In
una lenern a Sforz:t del 30 luglio 1950 lo 1o1esso presidente del Consiglio De
Gasperl, constatata la "marre civile" del Consiglio d'Europa, prende posizione
:1 f:~vore di unn formula che possa esprimere una concezione attiva
dell'Europa tale da portare ad un'Integrazione Intesa come collaborazione
economica e vtst'l ('Ome pnssaggio obbligato per la creazione di un'Europa
unitn (lll, Non lo è, però, per gli industriali siderurgici che si oppongono In
un primo momento. nlt'upertura del mercato carbo-siderurgico, legati come
sono ad una politica protezionistica; poi, anch'essi accemtno questa apertura
così come accetrano te misure di liberali7nzione decise nel novembre 1951
dal miniscro del Commercio estero Ugo l.:! Malfa Ct~l.
È però Il problema del riarmo tedesco, 50llevato digli suui UnJd in seguJto
all'Invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord (25 giugno
1950) e ripreso dnl presidente del Consiglio francese Ren~ Pleven con il suo
"Piano" di un esercito europeo (24 ottobre 1950), che porta De Gasperi ad
avere una visione pfìl politica del processo d'imegrazlone europea. Per lui -
come scrive nella tenero dd 30 luglio 1950 a Sforza - l'iruegrnzione europea, la
creazione di un vincolo ft::demtlvo europeo, è Il risultato del condiziol)llmemo
geopolitlco <! pclrtanto non dt..>vé metten: In dubbio la le:Jltà :nlantlca degli l!allanl.
È qu~ la ragione che spieg;' l'iniziale cautela del governo Italiano sul riarmo

