Page 92 - L'ITALIA DEL DOPOGUERRA - L'Italia nel nuovo quadro Internazionale. La ripresa (1947-1956)
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IL CO:-mllllUTO Df.lLTf AI.IA VlmSO UN'II'fltGIIAYJOr<E I!UKOI't".A 81
Lussemburgo e dei Paesi BassO o personalità politiche (è il caso deUa Fr-ancia
e dell'Italia, il cui capo-delegazione è il sottosegretario agli &teri Loclovìco
Benvenuti, poi sostituito dal sottosegretario agli Esteri Vlttorio Badlni Con-
falonieri). La posizione italiana al)a Conferenza è quella stessa espressa dal
delegati al Comitato Spaak e dal ministro Manine nelle riunioni min~1eriall
precedenti. L'Italia è proma a rinunciare al protezionismo nazionale per un
protezionismo europeo; chiede la llber.t 6rcolazione della manodopem per
ridurre così la disoccupazione interna (ed anche il peso elettorJie della sini·
st.ra); chiede, sempre per ridurre la disoccupazione, una serie di misure in
campo sociale e soprattutto La creazione di un Fondo di riqualificazione dei
lavoratori; rivendica una politica di investimenti nelle sue zone arretrnre (il
Mezzogiorno), europei=ndo il "Piano Vanoni" mediante l'intervento di una
Banca europea per gli investimenti; sostiene La necessi.tà di un equilibrio isti-
tuzionale, chiedendo invano che sia fissata la dala per l'elezione diretta
dell'Assemblea parlamentare europea (il futuro l'arlamento europt:O). Sui vari
punti di comrnsto che sorgono nel corso del negoziato sopr'<ltllltro tra fr.tncesi
e tedeschi, la delegazione it:tliana cerca sempre di mediare, adoperandosi per
soluzioni di compromesso. Il successo della mediazione italiana in alcuni casi
non ridimensiona però il fauo che il negoziato sui punti più delicati (liben:'l di
commercio per i prodotti industriali e protezionismo per i prodorli agricoli,
ass.ociazione dei Territori d'Oltremare fr.1ncesi, Euratom) va avanti solo se
francesi e tedeschi raggiungono un accordo al più alto livello trJ loro. È infat-
ti questo un dato inconLrovertibile:. fin dall'inizio il proces.~o d'integrnzione
europea si fonda sull'intesa franco-tedesca.
Ma al di là del negoziato, che è nn troppo nòto in tutti i suoi particolari,
e del ruolo svolto dall'Italia, quello che a noi Interessa sottolineare In questa
sede sono le ragioni di principio che dettano la condotta dell'ltalh1 e quindi la
sua politica europea. [n questo ci aiutano gli interventi del ministro degli
Esteri Martino. Il 18 gennaio 1957, rispondendo alla Camer.t dei deput:lli ad
un'interrogazione di Ugo La Malfa, egli riprende e sviluppa i concetti espressi
nel suo discorso del 13 aprile 1956 al Senato. L'unità europea è necessaria;
nessuna naZione europea ha la forza sufficiente per una politica indipenden-
te; il frazionamento politico in Europa ostacola l'espansione delle forle pro-
duttive. da cui dipende il benessere dei popoli; ìl mercato comune porter.1
una profonda rivoluzione nelle strutture dei sei stati che lo adotteranno;
l'unione doganale non può esistere senza l'unione economica e da questa
all'unione politica il pt~Sso è inevitabile, :mche se non breve. Il 13 febbraio
1957 al Senato Martino dichiara che l'Italia ha open1to perché i due t.rartati
deiJa CEE e dell'Euratom fossero articolati in modo da consentire ai popoli
europei di procedere più rapidamente verso un'Europa unita e ribadisce che l
due trattati sono le iniziative più rivoluzionarie della storia europea degli ultimi

