Page 132 - La Grande Guerra dei Carabinieri - Flavio CARBONE
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132   La Grande Gueraa dei Carabinieri                                        ArmA, Arte e poesiA nellA GrAnde GuerrA
                                                                                              Otto Dix: La Guerra (1932)





             nieri del 2° e 3° Battaglione tentarono l’assalto al Podgo-  to soffio di vita. Domani saranno lividi e verdi, e il loro sangue
             ra, con un temerario attacco all’arma bianca contro le po-  ristagnerà nero. E i razzi continuano a salire in cielo e a piove-
             stazioni austriache a “Quota 240”, finendo annientati dal   re la loro luce impietosa sul paesaggio pietrificato, pieno di crate-
             fuoco soverchiante delle mitragliatrici nemiche.    ri e freddo come un mondo lunare…Passano i giorni, e ogni ora
                Sul fronte tedesco, le atrocità senza nome della guer-  è al tempo stesso inconcepibile e ovvia. Gli attacchi si alternano
             ra trovano, nel pennello di Otto Dix, combattente vo-  ai contrattacchi e, poco dopo, sul terreno devastato, tra le trincee,
             lontario e pluridecorato sui fronti orientale ed occidenta-  si ammucchiano i morti. I feriti che non sono caduti troppo lon-
             le, e traumatizzato a tal punto dagli orrori sperimentati   tano riusciamo a prenderli quasi tutti. Ma gli altri rimangono a
             sui campi di battaglia da trasformare tutta la sua creati-  giacere a lungo abbandonati, e li sentiamo morire… E’ autunno.
             vità in eterna denuncia dell’insania d’ogni conflitto, una   Dei vecchi compagni non siamo più in molti qui. Io sono l’ultimo
             rappresentazione da girone infernale, che il polittico La   dei sette arrivati insieme dalla scuola. Tutti parlano di pace e di
             Guerra, realizzato a Dresda nel 1932 dopo un penoso pe-  armistizio. Tutti aspettano… Mi danno due settimane di ripo-
             riodo d’incubazione, con la sola figura vivente d’un sol-  so perché ho respirato un po’ di gas. Siedo in un piccolo giardino,
             dato in elmetto e maschera antigas fra cadaveri maciul-  tutto il giorno al sole. L’armistizio arriverà fra poco, ora lo credo
             lati e corpi in decomposizione, scolpisce con raggelante   anch’io. Ce ne andremo a casa…
             evidenza nella retina dello spettatore.                Paul Baumer cadde nell’ottobre 1918, in una giornata così
                Quattro anni dopo, con Trincea nelle Fiandre Dix of-  calma e silenziosa su tutto il fronte che il bollettino del Comando
             fre ancora una dolente e spietata istantanea del trascor-  Supremo si limitava a queste parole: ‘Niente di nuovo sul fronte
             so conflitto, con una trincea allagata dal fango e dalle ac-  occidentale’. Era caduto con la testa in avanti e giaceva sulla ter-
             que e soldati ormai annichiliti, dallo sguardo instupidito,   ra come se dormisse. Quando lo voltarono si capì che non doveva
             in uno scenario da diluvio universale che allude alle nuo-  aver sofferto a lungo: il suo volto aveva un’espressione così sere-
             ve insidie dell’incipiente dittatura nazista.       na, quasi fosse contento di finire così.
                Ma forse le parole di più dolente esemplarità, pari a                          Vittorio Maria de Bonis
             quelle di Emio Lussu per spoglia potenza evocativa, e ta-
             li da demolire definitivamente ogni stolida retorica mi-
             litarista, denunciandone false mitologie e fanatismi evi-  Bibliografia di riferimento
             denti, sono quelle di uno dei più celebri superstiti della   Renato Serra, Esame di coscienza di un letterato, Firenze, Libre-
             Grande Guerra: Erich Maria Remarque, che con il suo    ria della Voce, 1915
             memorabile Niente di nuovo sul Fronte Occidentale saprà de-  Emilio Lussu, Un anno sull’Altipiano, Parigi, Edizioni italiane
             nunciare – a un tempo – gli orrori del passato e le insi-  di coltura, 1938
             die del presente:                                   Giuseppe Ungaretti, L’Allegria in Giuseppe Ungaretti,  Vita
                Le mani mi si raffreddano, la pelle rabbrividisce, eppure la   d'un uomo, Milano, Mondadori, 1945.
             notte è tiepida. Solo la nebbia è fredda, questa nebbia sinistra   Erich Maria Remarque, Niente di nuovo sul fronte Occiden-
             che striscia sui morti davanti a noi e succhia loro l’ultimo segre-  tale, Basilea, Birkhauser, 1931.
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