Page 134 - La Grande Guerra dei Carabinieri - Flavio CARBONE
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       134   La Grande Gueraa dei Carabinieri                           La diocesi castrense e iL sostegno ai miLitari e aLLe famigLie





                                                  La Diocesi castrense
                                                         Diocesi castrense






                   e il sostegno ai militari e alle famiglie








                    onsultando il materiale documentario dell’Archi-  standardizzato, la loro varietà iconografica era abbastan-
                    vio storico dell’Ordinariato, tra le vecchie foto-  za ampia: si andava dalle rappresentazioni più sempli-
                    grafie in bianco nero, gli altarini da campo, le me-  ci in monocromo con piccole lumeggiature, fino ad ela-
             C ticolose relazioni di servizio un po’ ingiallite dal   borazioni più complesse, con una cromia più vasta ed un
             tempo e le lettere private, caratterizzate da un corsivo   linguaggio ideologico più suggestivo ed evocativo, che
             frettoloso e un linguaggio arcaico, emergono alcune par-  poteva richiamare momenti eroici del passato. Il valore
             ticolari e commoventi testimonianze della Grande Guer-  documentario di queste piccole immagini tascabili va ben
             ra. Si tratta di piccole immaginette con soggetti religiosi,   oltre il sentimento devozionale e patriottico, poiché testi-
             i cosiddetti santini, appositamente diffusi durante il pe-  moniano la risolutezza della Chiesa e dell’Esercito Italia-
             riodo bellico per offrire ai soldati sostegno e aiuto spi-  no affinché i soldati, di fronte alle atrocità e alle sofferen-
             rituale. Realizzati con la tecnica della cromolitografia i   ze delle battaglie, non perdessero il senso di umanità, di
             santini, grazie all’immediatezza comunicativa delle im-  misericordia e speranza. La Grande Guerra non fu sola-
             magini, restituivano ai militari il senso di protezione divi-  mente uno scontro tra nazioni, tra imperi e popoli, tra mi-
             na, trasmettendo loro il coraggio per la difesa della nazio-  litari sotto bandiere opposte, ma divenne scenario di una
             ne. La rappresentazione prevedeva la figura del soldato   tragedia universale che vide il conflitto interiore dell’es-
             italiano nell’atto di compiere il proprio dovere e sorret-  sere umano con se stesso, combattuto tra senso del dove-
             to, nel momento della difficoltà, da Cristo, dalla Vergi-  re e forza della ragione. Gli attacchi, le ritirate, i colpi di
             ne oppure da angeli; talvolta la figurazione incedeva sui   fucile, il frastuono dei cannoni, le difficoltà delle trincee e
             momenti di sofferenza o nella prossimità della morte. Ad   gli orrori dei morti stremavano i soldati sia nel fisico, sia
             accompagnare la scena campeggiava una frase che esal-  nell’animo e nella mente. In questo scenario di distruzio-
             tava il valore della Patria e la forza della Fede, la parte   ne e sofferenza, la presenza dei cappellani militari fu di
             retrostante era invece occupata dalla preghiera. Benché   vitale importanza per conservare un barlume di umani-
             i santini rispondevano ad un messaggio convenzionale e   tà e non cedere all’odio e all’aberrazione, “ho sempre fat-
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