Page 138 - La Grande Guerra dei Carabinieri - Flavio CARBONE
P. 138
138 La Grande Gueraa dei Carabinieri La diocesi castrense e iL sostegno ai miLitari e aLLe famigLie
pre nelle desolate famiglie la cristiana rassegnazione e figura del cappellano militare come una presenza a loro
sollevandone il morale”, ricordava padre Marcello Bovi vicina e di fiducia. Padre Bernardino Martonella (Ospe-
(Ospedale da campo n. 40). I cappellani si ingegnava- daletto Someggiato per Gruppo Alpino a 171) ricorda
no per trovare i sistemi più idonei per favorire lo scam- “le lettere più care, più preziose son quelle delle povere
bio di informazioni, contattando i parroci dei luoghi di famiglie ai cui i militari io ho assistito […] sono lettere
origine dei militari, i Sindaci e soprattutto utilizzando di afflitte madri, spose doloranti, di sorelle inconsolabili,
l’Ufficio Centrale di Bologna. Presso ogni campo infatti straboccanti di dolore è vero, ma anche di gratitudine
venne istituito l’Ufficio Notizie a cui era preposto il Cap- per il ministro di Dio, che ha raccolto gli ultimi aneliti
pellano militare, “opera veramente di cristiana carità ed dei loro cari”. Si veniva a creare talvolta un legame che
altamente patriottica” la definisce padre Marcello Bovi. proseguiva anche dopo la guerra, come si può ravvisa-
Il sacerdote diventava quindi un riferimento anche per re dalla lettera che una madre inviò a padre Bovi “Caro
le famiglie dei soldati. Don Alfredo Del Vecchio (138° padre, le me scusa se mi vegno ad oltraggiarlo con que-
Reggimento Fanteria ) ricorda, con sentita partecipazio- sto mio scritto, ma mi quando ghe scrivo a lu me par
ne, la sua esperienza “più spesso l’informazione contene- de scriver ghe ancora al me Ernestin”. I congiunti dei
va l’altra parola ancora più dolorosa per l’incertezza che soldati non ricevevano solo un sostegno di carattere re-
creava il militare […] risulta disperso in combattimento. ligioso; i cappellani si interessavano anche di procurare
Più felice ero quando potevo comunicare il militare go- sussidi materiali intervenendo anche presso le autorità
de di ottima salute. Giunte le informazioni alle famiglie per sostenere le famiglie più povere. Don Ilario Facco
queste spesso replicavano per sapere come era caduto il (Ospedale militare di riserva n.8) racconta uno di questi
loro caro, se aveva ricevuto i conforti religiosi, se gli era episodi “essendo molti i parenti che qui convivevano per
stata data onorata sepoltura, allora rispondevo dando i la visita degli ex prigionieri e trattandosi in maggioranza
dettagli che mi erano possibili e confortando con parole di povera gente, questa, anche per la penuria dei viveri
di fede e di carità le sventurate famiglie”. I preti ascolta- e per l’accresciuto costo della vita. si trovava a disagio,
vano le ultime volontà dei soldati in punto di morte, ne si per l’alloggio, come per il vitto […] la direzione loca-
onoravano il corpo e celebravano la messa funebre rea- le accogliendo una mia proposta, ottenne dal ministero
lizzando anche delle piccole tombe, erano sempre loro ad di poter provvedere, a spese dello Stato, l’alloggio ed al
informare dell’evento luttuoso i parenti, ad inviare gli og- vitto dei parenti che qui convenivano per la visita degli
getti personali del congiunto, ed infine a dare conforto e ammalati gravi […] presso la Direzione locale è costitu-
sostegno. Don Federico Robilotta (10° Reggimento Fan- ito un fondo sussidi, formato dalle contribuzioni inviate
teria) racconta la morte di un soldato “sul viso intriso di dai Comitati di Assistenza e dalle elargizioni di generose
sangue disteso su di una barella con un tricolore sul petto persone. I sussidi vengono erogati alle famiglie bisogno-
pur bagnato del suo sangue […] poco dopo egli spirava e se, su proposta del Cappellano”.
quel fazzoletto bagnato di sangue, come egli desiderava, Dalla testimonianze fin qui esaminate si comprende
fu inviato alla sua mamma”. Le famiglie percepivano la che gli anni del conflitto mondiale videro i Cappellani