Page 142 - La Grande Guerra dei Carabinieri - Flavio CARBONE
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142   La Grande Gueraa dei Carabinieri                                 Grande Guerra, arma dei Carabinieri e italiani ebrei
             Inanugurazione della lapide dei caduti ebrei romani della Grande Guerra (19 giugno 1921)
             al Tempio al Lungotevere, nella foto Vittorio Emanuele III  e il rabbino capo di Roma Angelo Sacerdoti.
             Inauguration of the tombstone of the fallen Roman Jews of the Great War (June 19, 1921)
             at the Temple at Lungotevere; in the picture king Vittorio Emanuele III and the chief rabbi of Rome Angelo Sacerdoti

             patriottica anche per gli italiani ebrei. Nel triennio 1915-  anni Venti prima un valido ufficiale istruttore alla legio-
             18 – nonostante rappresentassero solo lo 0,1% della po-  ne Allievi di Roma e poi un indispensabile collaborato-
             polazione complessiva del Paese – essi espressero un tri-  re del suo concittadino Italo Balbo prima al ministero
             buto di sangue e d’eroismo di molto superiore a tale mero   dell’Aeronautica e poi in Libia – non deve tuttavia farci
             rapporto statistico. A puro titolo d’esempio, basti pensa-  credere che la presenza di militari israeliti nell’Arma sia
             re che su un totale di 359 medaglie d’oro al valor militare,   solo a lui circoscritta. Negli ultimi anni si è sviluppata
             ben 5 vennero concesse a militari di religione ebraica.   una sempre più precisa definizione della partecipazione
             Anche nella prima Guerra Mondiale valse poi la con-  ebraica alla Prima guerra mondiale, tanto da portare gli
             suetudine, relativa alla prevalenza dei militari ebrei nel   studiosi a stilare elenchi sempre più aggiornati, che allo
             ruolo degli ufficiali e nelle citate armi dotte o specialità   stato dell’arte annoverano circa 5.500 nominativi tra le
             sanitarie. Tornando invece all’Arma dei Reali Carabinie-  diverse Forze Armate italiane. Grazie a questi studi si è
             ri, si è già citato il caso del tenente Ivo Levi, che vi tran-  potuto quindi desumere una, seppur sempre provviso-
             sitò all’inizio del penultimo anno di guerra. Allievo della   ria, sotto-lista di militari, che proprio durante la Gran-
             Scuola militare di Modena tra il 1913 e il 1915, nonché   de  Guerra  indossarono  gli  alamari  argentati  dei  Reali
             già veterano della guerra in montagna avendo combattu-  Carabinieri. In questo modo si sono individuati altri tre
             to per quasi due anni sia sul fronte friulano che in quello   ufficiali (maggiore Benvenuto Lattes, nato a Saluzzo il
             trentino, la nuova esperienza militare fu per Levi ancora   13/12/1874, decorato di me daglia di bronzo al valor mili-
             ricca di soddisfazioni. Prima comandante della tenenza   tare nel 1916; 1° capitano Giorgio Michele Artom, nato
             di Forlì, egli passò dopo pochi mesi a capo dell’omologa   a Genova il 25/01/1870; capitano Vittorio Sforni, nato
             unità ad Udine, proprio alla vigilia della famosa dodi-  a Parma il 25/03/1884), un sottufficiale (Vicebrigadiere
             cesima battaglia dell’Isonzo, più nota come battaglia di   Pellegrino D’Ancona, nato a Ve nezia il 01/02/1885) e se-
             Caporetto. Non vi sono particolari specifici sull’attività   dici militari di truppa (si veda l'elenco a fine contributo).
             di Levi in quelle convulse giornate, che videro il Regio   Molto rappresentativo della silenziosa opera dell’Arma
             Esercito indietreggiare dall’Isonzo al Tagliamento prima   in guerra (si veda la relazione di Alessandro Della Neb-
             e al Piave poi. Tuttavia ritroviamo Levi all’inizio del 1918   bia, “L’Arma che nel folto della battaglia e di qua dalla bat-
             quale comandante della 103ª sezione R. Carabinieri, mo-  taglia...”. Carabinieri nel 1918 in fase di stampa negli atti
             bilitata presso la sempre invitta 3ª Armata di Emanuele   del Congresso di studi storici internazionali SMD 2018
             Filiberto duca d’Aosta. Lungo la linea del Piave la situa-  dal titolo 1918 La Vittoria e il Sacrificio) fu per esempio il
             zione rimase per tutto l’anno molto movimentata, fino a   caso del maggiore Benvenuto Lattes, la cui motivazione
             quando poco prima della fine della guerra Levi venne   di una medaglia di bronzo concessagli nel 1916 è parti-
             destinato al comando del 250° plotone dell’Arma presso   colarmente rappresentativa: «Di notte, con sereno ardi-
             la 10ª divisione di fanteria.                       mento e grande energia, ristabiliva, con l’aiuto di pochi
                L’analisi che ci ha portato con maggiore attenzione a   militi, l’ordine di un reparto che, nell’assenza di ufficiali
             esaminare le variegate vicende di Levi – che sarà negli   e graduati, aveva dato prova di indisciplina».
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