Page 267 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO DECIMO




                  da Sacco fossero codificati con il KOD, a quanto pare rimasto in uso per i sommergibili anche
                  dopo il settembre del 1916, oppure con il KODEIN. In quest’ultimo caso egli avrebbe individua-
                  to anche le modifiche apportate nel passaggio dall’una all’altra edizione.
                  Il KOD contiene circa 300 pagine e 25.000 termini ed è paginato, come il Cifrario Rosso e il
                  Mengarini, con gruppi cifranti di cinque cifre di cui tre rappresentano il numero della pagina e
                  due comprese tra 00 e 99 identificano i vocaboli in ciascuna pagina. Alternativamente, i gruppi
                  cifranti possono formarsi mediante parole pronunciabili di dieci lettere, sei corrispondenti alla
                  pagina e quatto al vocabolo di ciascuna pagina. Ciò si ottiene aggiungendo alla frazione di parola
                  riportata a piè di pagina, come mostrato nella figura 10.2, altre quattro lettere che si leggono in
                  un’unica tabella di conversione dei numeri a due cifre corrispondenti ai vocaboli di ciascuna
                  pagina. La tabella varia da una versione del cifrario alla successiva, ovvero ancora più frequen-
                  temente. Per esempio, il gruppo cifrante corrispondente alla parola “abhang” (pendenza) può
                  risultare 48220 o alternativamente “caccialeon”, se la parola “leon” corrisponde al numero 20
                  nella tabella di conversione. 17
                  Dalla natura della chiave inviata alla Regia Marina, si deduce che gli RTG di cui trattasi erano
                  codificati con gruppi di cinque cifre a cui probabilmente veniva sommato, oppure sottratto il
                  numero 39842  (chiave “additiva”). L’operazione di ricostruzione di una chiave di questo tipo si
                  completava di solito, presso il Reparto crittografico, nel giro di poche ore e doveva ripetersi all’in-
                  circa ogni due settimane che, secondo la testimonianza di Sacco, è l’intervallo di tempo tra due
                  cambi successivi.  Infatti, a proposito del Cifrario dalla Marina austriaca, nel Manuale di Sacco
                                  18
                  si legge: «le chiavi di sopracifratura cambiavano ogni due settimane al più, e venivano ricostruite
                  dopo alcuni giorni quelle a tabella (del tipo del N 59) e dopo poche ore quelle a chiavi additive».
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                  Quando gli Austriaci cambiano la chiave numerica additiva, per la prima volta dopo l’invio della
                  precedente alla Marina italiana, il Tenente Pellerani della piazza marittima di Venezia si reca
                  presso il Reparto crittografico «per l’esame dei risultati ottenuti nella determinazione della nuo-
                  va chiave del cifrario della Marina austro - ungarica».  Dal colloquio emerge che l’esito dello
                                                                    20
                  sforzo compiuto dal Tenente non ha prodotto risultati apprezzabili, così che il Reparto continua
                  ad assistere la Marina nell’individuazione delle chiavi. Si ritiene che la collaborazione sia prose-
                  guita nei mesi successivi, quando Sacco incontra frequentemente il Tenente di Vascello Maltese,
                  Capo dell’ufficio radiotelegrafico e crittografico della Regia Marina.
                  Il paragrafo 59 del Manuale a cui l’Autore fa riferimento nella precedente citazione è intitolato:
                  «Sopracifratura con parole pronunciabili» nei repertori. Sacco afferma quindi che la decrittazio-
                  ne dei dispacci cifrati con il KOD o il KODEIN è avvenuta anche quando la Marina austroun-
                  garica ha adottato gruppi cifranti costituiti invece che da numeri a cinque cifre, da dieci lettere
                  scelte in modo da formare parole pronunciabili. L’operazione ancora più difficile, perché richie-
                  de la ricostruzione di tabelle variabili nel tempo e contenenti liste cifranti disordinate di cento
                  termini, era comunque completata nel giro di alcuni giorni. 21
                  Le navi di superficie austriache, soprattutto nell’ultimo periodo della guerra e in corrispondenza
                  a successive edizioni del cifrario, hanno adottato metodi di sopracifratura più complessi e tabelle
                  di conversione variabili con cadenza giornaliera, così che la decrittazione dei dispacci è divenuta
                  sempre più problematica, impegnando a fondo anche i servizi crittografici inglesi e francesi.
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                  17   Questo metodo di cifratura è denominato “46”, ma la Marina austriaca ha utilizzato, nel corso del conflitto, altri metodi,
                  scomponendo le cinque cifre di base, ottenute come indicato, in modo diverso (per esempio 1 + 2 +2) e poi codificando
                  ciascun gruppo con gruppi di lettere tali da ottenere sempre gruppi di dieci lettere.
                  18   L.  Sacco, Manuale, p.309.
                  19   ibidem.
                  20   Diari della Sezione R, 2 dicembre 1916, AUSSME, fondo B1,101S, Vol.251c.
                  21   L. Sacco, Manuale, p.119 -120. I metodi per individuare le chiavi di sopracifratura, nel caso di cifrari noti, sono esposti
                  nelle pagine 235 - 237 del Manuale.
                  22   N. Sifferlinger, op. cit., p.164.


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