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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
avvenuto lo sfondamento, di cessare ogni attività di intercettazione e decrittazione, in quanto
assolutamente improduttiva.
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Si ripete quindi l’analoga proposta avanzata l’anno precedente dal Comando della V Armata
a
dispiegata sull’Isonzo, al termine della battaglia di Gorizia.
Anche se Ronge attribuisce l’origine della richiesta a semplice “antipatia” tra i comandi, una
12.1 Dispiegamento delle stazioni RT italiane nel giugno del 1917
posizione così radicale assunta da un Generale molto rispettato, come Boroevic, detto il Leone
dell’Isonzo, può aver provocato sorpresa e qualche scompiglio nei ranghi dell’Esercito austro
ungarico, ma analogamente alla precedente, non ha alcun seguito concreto. Non è noto in che
forma Boroevic abbia avanzato le proprie recriminazioni, ma Ronge, nelle righe immediatamen-
te successive delle sue memorie, informa che il Comando Supremo austriaco risponde con un
breve scritto in cui si vanta l’utilità del servizio svolto dai Penkala. A riprova di questa tesi, si
elencano tre occasioni - solo tre verificatesi durante ben undici battaglie combattute sull’Isonzo - in
cui sarebbero state ottenute, su questo fronte, informazioni operativamente interessanti mediante
l’intercettazione di dispacci italiani.
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È strano poi che una delle tre circostanze indicate si riferisca al «raggruppamento della 2 Armata
a
italiana nell’undicesima battaglia», cioè proprio al periodo in cui Boreovic lamenta l’assoluta
mancanza di contributi informativi da parte dei Penkala.
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5 M. Ronge, Der Radiohorch, op cit., p. 21.
6 ibidem, p. 24. In realtà, i casi enunciati sono quattro, ma l’ultimo elencato nella comunicazione si riferisce, in generale, al
materiale crittografico recuperato sul fronte del Tirolo.
7 Gli altri due casi si riferiscono all’azione preparatoria italiana per la terza battaglia dell’Isonzo (prima metà di ottobre
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