Page 34 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
rimento, aggiunge, soprattutto negli Annessi, numerose informazioni originali e non evita di ac-
cennare ad alcuni insuccessi del Servizio Informazioni e della crittografia austriaci completamente
ignorati da Figl. In particolare, nell’illustrare l’evoluzione dell’organizzazione dei Servizi d’inter-
cettazione e decrittazione e le polemiche sorte tra gli alti Comandi austriaci sull’efficacia della loro
opera, l’Autore fornisce alcuni “spunti” per una più equilibrata valutazione dei vantaggi e degli in-
convenienti delle strategie adottate al fronte italiano nell’impiego della radio telegrafia a fini bellici.
Inoltre, la cronaca abbastanza dettagliata degli eventi, unitamente alle notizie ricavabili dalle
Memorie di Figl, consente di individuare i cifrari italiani risolti dal Servizio austriaco e talvolta
anche i tempi occorrenti per la decrittazione parziale o completa dei dispacci, fornendo di con-
verso utili indicazioni per identificare i cifrari che hanno resistito agli attacchi.
Un aspetto comune all’analisi di Ronge negli scritti del 1943 e nel suo libro precedente riguarda
la sopravalutazione della decrittazione rispetto all’analisi del traffico radio che lo porta tra l’altro
ad attribuire al primo tipo di attività successi che sono invece chiaramente ascrivibili al secondo.
Ci si può domandare se questo atteggiamento sia dovuto a limitata conoscenza delle tecniche ra-
dio o piuttosto alla volontà di non riconoscere le capacità del nemico italiano in questo comparto
non meno importante dell’abilità nella decrittazione.
Le memorie di Ronge, molto più di quelle di Figl - rimaste per lungo tempo note solo in un am-
bito ristretto di studiosi - sono state oggetto di numerose consultazioni e utilizzate per pubblica-
zioni in cui si sostiene la superiorità della crittografia austriaca rispetto a quella italiana durante
tutto il conflitto. Tesi questa favorita dall’assenza di testimonianze italiane, fatta eccezione come
si è detto, per il libro di O. Marchetti e per l’edizione del Manuale di Sacco del 1947.
iL manuaLe di sacco deL 1947
La parte riservata alla Grande Guerra nell’ambito della “Nota Storica” aggiunta da Sacco al
Manuale di Crittografia edito nel 1947 è limitata a pochissime pagine con riferimenti ai paragrafi
del testo, in cui si illustrano i metodi adottati per la soluzione di alcuni cifrari austriaci come un
“campale” e un “diplomatico”. Qualche altra interessante notizia sullo stesso argomento può
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reperirsi in altre parti della stessa Nota Storica.
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Sacco che conosceva solo il libro e non le recenti Memorie di Ronge, oltre all’opera di Gylden,
si inserisce nella polemica incisivamente, seppure in modo molto cauto e misurato. Innanzitutto
egli traccia una breve e concisa storia relativa alla formazione del Reparto crittografico affidato
al suo comando che risulta interamente confermata dai documenti d’archivio rinvenuti e sarà
ampliata con numerosi dettagli nelle pagine successive di questo libro.
Elenca poi brevemente alcuni dei cifrari austriaci e tedeschi risolti durante la grande guerra,
senza indulgere ad alcuna autocelebrazione, anzi limitando radicalmente l’elenco che avrebbe
potuto esporre, come si dimostrerà nel seguito.
Sacco contesta infine quella che definisce una «induzione» di Gylden secondo il quale gli Alleati
avrebbero riorganizzato il Servizio crittografico dell’Esercito italiano all’inizio del 1918, «indu-
zione giustificata dal completo silenzio da parte italiana e da due articoli dilettantistici del Gen. De
Chaurand che il Gylden credeva fosse il capo del servizio crittografico del nostro Stato Maggiore».
Il “completo silenzio italiano”, persistente del resto ancora oggi, induce Sacco a rettificare alcuni
giudizi tra cui quello dell’Autore svedese, spiegando il netto miglioramento crittografico riscon-
trato dopo la ritirata del 1917, con l’adozione di «nuovi metodi di cifratura fino allora ostacolati
come troppo complessi». Si dimostrerà come in effetti alcuni cifrari, di concezione innovativa
siano stati concepiti da Sacco sin dal 1916 ed entrati in servizio nel corso del 1917.
52 L.Sacco, Manuale, op. cit., p.308 – 309. I paragrafi in cui illustrano le soluzioni erano presenti nelle precedenti edizioni
senza svelare l’identità dei cifrari.
53 ibidem, p. 285.
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