Page 31 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CAPITOLO PRIMO




                  per quanto l’Autore ha potuto accertare». 38
                  Invero, il crittografo svedese va anche oltre le notizie ricavabili dal libro di Ronge, poiché talvol-
                  ta, allo scopo di fornire indicazioni e suggerimenti generali sulle tecniche e sui metodi crittolo-
                  gici, trae deduzioni e formula ipotesi che potremmo definire azzardate e talvolta non supportate
                  dalle notizie contenute in quel libro.
                  Un esempio degli errori commessi è rappresentato da una conclusione a cui egli giunge, ba-
                  sandosi su alcune frasi di Ronge che sembrerebbero dimostrare la mancanza di decrittazioni di
                  dispacci radio italiani da parte austriaca a partire dall’inizio del 1918, poco tempo dopo l’arrivo
                  in Italia delle truppe inglesi e francesi, avvenuto  nel novembre dell’anno precedente.  Su queste
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                  basi, egli sostiene che il cambiamento della crittologia italiana, nell’ultimo anno di guerra, appa-
                  re più evidente rispetto a quanto avvenuto negli altri fronti perché «gli esperti francesi e inglesi
                  dotati di elevata esperienza produssero una riorganizzazione radicale del servizio crittografico
                  italiano» e perciò «gli Austriaci furono contrastati da avversari molto più abili degli italiani». 40
                  Invero, lo stesso Ronge dichiara apertamente che le decrittazioni dei dispacci radio italiani da
                  parte austriaca nel 1918 si riducono, ma non si interrompono del tutto.   Inoltre, i netti migliora-
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                  menti nella robustezza dei cifrari e nelle capacità analitiche del servizio crittografico dell’Esercito
                  italiano iniziano, come si è già accennato e si dimostrerà nel seguito, in tempi considerevolmente
                  anteriori rispetto all’arrivo in Italia degli Alleati e senza alcun contributo da parte di questi ultimi.
                  Tra gli altri aspetti discutibili dell’opera di Gylden, non si può non ricordare il profondo contra-
                  sto tra l’ammirazione dimostrata per gli «splendidi Servizi crittografici e critto analitici austria-
                  ci» e i giudizi estremamente negativi espressi in altra parte dell’opera sulla “scuola crittografica”
                  austro - tedesca rappresentata, tra l’altro, dal libro Systeme des Chiffrierens di Andreas Figl  che
                  dimostrerebbe, secondo Gylden, una scarsa preparazione scientifica, proponendo complicati me-
                  todi di codifica che, «invece di rendere difficile la soluzione dei cifrari, la facilitano».
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                  Figl, nella citata premessa del 1947 alle proprie Memorie, contesterà le critiche di Gylden, senza
                  però trattare il punto centrale dell’analisi svolta dal crittologo svedese, forse perché non basa le
                  proprie argomentazioni sull’intera versione del libro di Gylden, del resto già pubblicato in ingle-
                  se oltre che in svedese, ma solo sulla versione ridotta comparsa nella già citata rivista francese.
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                  Nonostante questi e altri rilievi contenuti nelle note del commentatore di Gylden, il noto critto-
                  logo americano William F. Friedman, il libro ha alcuni indubbi meriti che ne giustificano il suc-
                  cesso internazionale, in quanto costituisce un’opera di ampio respiro tendente a riassumere, in
                  modo organico, numerosi utili insegnamenti dispersi in precedenti pubblicazioni di altri Autori.
                  Va rilevato, tra l’altro, che il Gylden non assolve nessuno dei belligeranti e, trattando delle enor-
                  mi leggerezze commesse all’inizio del conflitto dai Russi che trasmettevano in chiaro i dispacci
                  radio, afferma: «la Russia non fu la sola nazione belligerante colpevole di tali trascuratezze. Le
                  armate di tutti gli Eserciti in guerra furono colpevoli, alcuni in misura maggiore come quelli
                  italiano e tedesco, atri in misura minore come quelli di Francia, Inghilterra e Austria». 44
                  Tuttavia, il crittografo svedese, assumendo come valide, senza alcuna analisi critica, le carenze
                  del servizio crittografico militare italiano denunciate da Ronge, è indotto spesso a indicare l’ope-


                  38   Y. Gylden, op. cit.  Publications of Riverbank Laboratories, p. 77. In realtà non è proprio così perché egli aveva consultato
                  due articoli italiani di cui si dirà in seguito.
                  39   ibidem, p.81
                  40   ibidem, p.77,  p.82
                  41   In M. Ronge, Spionaggio, op. cit., p. 354 e 355, ove sono citate alcune decrittazioni dell’ottobre del 1918.
                  42   Y. Gilden, op. cit., p.6 e s. In sostanza, l’Autore accusa la scuola crittologica germanica di basarsi unicamente su metodi
                  intuitivi ed empirici che inevitabilmente conducono a cifrari e metodi di decrittazione complessi e poco funzionali, invece di
                  utilizzare, come i Francesi, strumenti scientifici e matematici quali tabelle statistiche dei gruppi cifranti rilevati nei dispacci.
                  43   L’opera di Figl è, in realtà, criticabile anche dal punto di vista dei riferimenti bibliografici, poiché il più recente tra questi
                  risale al 1901, mentre è completamente ignorata la copiosa letteratura fiorita nel primo quarto del Secolo XX.
                  44   Y. Gylden, op. cit., p.1.


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