Page 32 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
rato di questo servizio come esempio negativo di condotta. Si comprende quindi come la notevole
divulgazione del suo libro abbia contribuito a diffondere, per numerosi anni, un’immagine poco
lusinghiera della crittologia italiana nella Grande Guerra che, in parte, permane ancora oggi.
Luigi Sacco, nell’edizione del 1947 del suo Manuale, contesterà vivacemente le affermazioni
dell’Autore svedese, rivendicando l’origine interna al Reparto crittografico italiano dei progressi
conseguiti nell’ultima parte del conflitto. Tesi questa corrispondente al reale svolgimento delle
vicende belliche, come si dimostrerà dettagliatamente nei capitoli successivi .
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A parziale giustificazione delle aspre critiche di Gylden si possono addurre due articoli malau-
guratamente pubblicati in Italia nel corso degli anni venti che hanno certamente contribuito a
rafforzare il giudizio negativo sul livello della cultura crittologica nell’Esercito italiano.
un crittografo diLettante
Due articoli compari negli anni Venti a firma del generale Felice De Chaurand de Saint Eustache
(Chiavari 1857 – Sforzatica 1944) - capo dell’Ufficio Informazioni costituito in segreto nell’am-
bito dello Stato Maggiore dell’Esercito italiano, negli anni 1897 - 1902, - favoriscono appunto
l’insorgere di forti pregiudizi nei confronti della crittologia italiana. 46
Nel primo articolo di carattere storico, l’Autore si vanta della decrittazione effettuata più di
vent’anni prima, di una serie di telegrammi interessanti l’Amministrazione comunale e il Tri-
bunale di Napoli. I crittogrammi in questione usavano due cifrari commerciali paginati, uno
del Sitter in lingua francese, e l’altro in italiano del Mengarini, entrambi disponibili nel libero
commercio. In questi cifrari commerciali ogni vocabolo è tradotto in gruppi cifranti compren-
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denti quattro o cinque cifre, di cui due corrispondono alle parole di ciascuna pagina e le altre
rappresentano la numerazione delle pagine. In questi casi, come si vedrà meglio in seguito,
la sola chiave segreta, in assenza di sopracifrature,
è costituita dall’arbitraria numerazione delle pagine
convenuta privatamente tra i corrispondenti.
Le conoscenze crittografiche dell’epoca che de
Chaurand dichiara di conoscere, avrebbero dovuto
consentire una rapida individuazione della numerazio-
ne delle pagine nei due cifrari. Invece, egli ammette
ingenuamente di aver condotto a termine l’operazione
con un lavoro di parecchie ore al giorno per la durata di
due mesi e può essere perciò facilmente accusato da
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Gylden di scarsa competenza crittografica.
A parere di chi scrive, il notevole tempo impiegato è
giustificato dalle limitate conoscenze del Generale da
considerare soltanto come un dilettante di crittogra-
fia, come è dimostrato, tra l’altro, dalla vulnerabilità
del “Cifrario Militare Tascabile” da lui introdotto
che sarà purtroppo impiegato dai comandi subordina-
ti dell’Esercito italiano nella prima parte del conflitto
mondiale 1915-1918.
1.3 Felice de Chaurand Inoltre, il de Chaurand è talmente appassionato dei suoi
45 L. Sacco, Manuale di Crittografia,op. cit., p.309.
46 F. de Chaurand de Saint Eustache, La crittografia e le esigenze dei tempi moderni, Rivista Marittima, ottobre 1923; F. de
Chaurand de Saint Eustache, Per un cifrario Universale, Rivista Marittima, ottobre 1927. Sono due delle numerose opere
su diversi argomenti di indole militare scritte da questo generale, dopo il suo ritiro dal servizio attivo.
47 F.J. Sittler, Dictionnaire abréviatif chiffré, Augros, Paris, 1868; il cifrario Mengarini è dettagliatamente descritto nel seguito.
48 Felice de Chaurand, La crittografia, op. cit. p.45
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