Page 346 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               l’anno successivo. Forse per motivi di segretezza, il Marchetti trascura alcuni altri cifrari e, per
               le stesse ragioni, accenna solo fugacemente alle attività e ai successi del Reparto crittografico
               italiano, in particolare quando sostiene la sostanziale uguaglianza dei metodi usati dagli analisti
               austroungarici e italiani per forzare i cifrari nemici.
               Per quanto riguarda gli scopi della lettera, si rileva come la segnalazione dei risultati ottenuti
               dal nemico durante il conflitto venga strumentalizzata dall’Autore per sollecitare al Ministero
               dalla Guerra i «provvedimenti da prendersi per l’immediata difesa del segreto crittografico e
               per il riordinamento dello speciale servizio» , in un momento storico in cui l’importanza della
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               crittografia militare rischiava di venir sottovalutata. L’affermazione che «l’attualità delle notizie
               su riferite […] contempla anche un danno ed un pericolo attuali che vanno fronteggiati con la
               massima sollecitudine»  conferma lo scopo anzidetto, chiaramente perseguito dal mittente.
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               Infatti il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, divenuto poi Regno di Jugoslavia, sorto dalle ceneri
               dell’Impero Austro Ungarico, si opponeva, all’epoca della missiva, all’attuazione delle rivendi-
               cazione territoriali italiane nel litorale adriatico e, a causa delle circostanze verificatesi alla fine
               del conflitto che saranno narrate nelle pagine successive, aveva ereditato una parte del servizio
               crittografico dell’Esercito austriaco. Occorreva perciò non “abbassare la guardia”, evitando ri-
               duzioni del personale o addirittura lo smantellamento del Reparto crittografico, ormai privo del
               suo fondatore e principale animatore Luigi Sacco.
               Molto probabilmente lo stesso Marchetti non poteva immaginare che la sua lettera - relazione
               sarebbe finita nelle mani dalla Commissione d’inchiesta e forse proprio per questo, nel suo libro
               si scaglia con veemenza contro il giudizio della Commissione sostenendo che:

                     Le misure radiogoniometriche delle nostre stazioni hanno certamente permesso al nemico di
                     individuare le stazioni stesse e di fare deduzioni circa la dislocazione delle rispettive grandi
                     unità. Ma noi facevamo, o potevamo fare, altrettanto, così come noi conoscevamo alcuni dei
                     cifrari nemici e trovavamo, o potevamo trovare, le chiavi variabili nello stesso modo che ri-
                     cavavamo dalle intercettazioni radiotelegrafiche che ci erano ben familiari da molto tempo,
                     le notizie che esse potevano dare. Non era la perfezione, no; tutt’altro; ma non eravamo in
                     quello stato di terribile inferiorità che suppose la Commissione d’inchiesta.
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               Tesi non dissimile da quella che emerge dall’analisi dei documenti relativi alla Communication
               Intelligence italiana nell’ultimo trimestre del 1917 e durante i mesi di guerra successivi.

               commenti suL giudizio deLLa commissione

               Dopo la descrizione delle difficoltà incontrate e dei conseguenti inconvenienti verificatisi nel
               servizio di intercettazione e crittografico austriaco durante l’avanzata dall’Isonzo al Piave, po-
               trebbe sembrare quasi inutile commentare l’elogio della Commissione nei confronti dei “meravi-
               gliosi servizi del nemico” e il contenuto, ancora meno equilibrato e coerente, della nota apposta
               alle considerazioni di cui sopra, se non si ritenessero opportune alcune puntualizzazioni.
               In particolare per la radiogoniometria e l’analisi del traffico, non si può obiettivamente negare
               che alcune informazioni sui movimenti dei Comandi italiani siano state ottenute dagli Austro
               Tedeschi con questi mezzi. Pur tuttavia, sulla base di quanto illustrato a proposito dell’attività
               della 1  Sezione goniometrica durante la maggior parte della ritirata e nel corso della Battaglia
                     a
               d’Arresto, sembra ragionevole riconoscere almeno l’equivalenza tra le capacità di localizzazio-
               ne delle stazioni radio ai lati opposti del fronte. Si reputa per di più che, in tali circostanze, gli
               Austro Tedeschi hanno effettuato un minor numero di rilevamenti rispetto a quelli degli Italiani

               87   ibidem,
               88   ibidem,p. 2.
               89   O. Marchetti, op. cit. p.182.

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