Page 344 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)
sforzo dei telegrafisti italiani per ripristinare rapidamente i collegamenti telefonici, si riproduce
in Fig. 12.6 un centralino costruito sul Piave, nei primi giorni della battaglia d’Arresto, mediante
componenti di fortuna come bossoli di proiettili per le prese telefoniche.
12.6 LA COMMISSIONE D’INCHIESTA
L’interruzione deLLe teLecomunicazioni
La Commissione d’inchiesta su Caporetto ha investigato, tra l’altro, sulle cause e sugli effetti
della mancanza di collegamenti tra le unità dell’Esercito operanti in prima linea, determinatasi
durante le prime fasi della dodicesima battaglia dell’Isonzo, ponendo a gran parte degli Ufficiali
intervistati la seguente domanda di carattere generale:
È noto quale dannosa influenza per noi abbia esercitato sullo svolgimento delle operazioni
l’interruzione dei collegamenti causata dal primo bombardamento nemico e dal passaggio
brusco per noi ad una fase forse imprevista di movimento.
Quale è il Suo giudizio sui collegamenti in uso nel nostro esercito nell’ottobre 1917, sia per
quanto riguarda i mezzi di distribuzione, sia per quanto si riferisce al loro impiego? 82
Gli intervistati forniscono le più svariate risposte ma, con l’eccezione di alcuni riferimenti a
situazioni verificatesi localmente, ribadiscono la disarticolazione dei collegamenti tra le unità
italiane provocata sia dalla distruzione delle linee telefoniche a causa dall’intenso bombarda-
mento nemico, sia dall’impossibilità di utilizzare mezzi ottici a causa delle pessime condizioni
meteorologiche, con effetti finali dannosi sulle capacità di difesa.
Nelle prime linee italiane la debolezza dei collegamenti via filo, già discussa in precedenza, era in
gran parte dovuta alle modalità di istallazione realizzata, di solito, mediante linee aeree o cavetti
addossati alle pareti delle trincee, in condizioni molto vulnerabili. Non sono mancati casi, riferiti
dagli intervistati, in cui linee in cavo ben interrate e protette hanno resistito ai bombardamenti o in
cui i telegrafisti hanno, talvolta ripetutamente e con grande ardimento, riparato le linee interrotte.
D’altra parte, proprio le vicende del 24 ottobre e dei giorni immediatamente successivi avevano
fornito un’ulteriore dimostrazione della capacità di sopravvivenza degli impianti radio: soltanto
due delle stazioni in dotazione alla 2 Armata risultavano distrutte dal fuoco nemico, mentre tutte
a
le altre avevano funzionato regolarmente, venendo poi “ripiegate” o demolite dai propri telegra-
fisti per evitare che cadessero in mano nemica. Questa limitata vulnerabilità dipende, come già
illustrato, dalla possibilità di proteggere gli apparati e il personale in caverna e dalla relativamen-
te agevole riparabilità delle antenne, se danneggiate dai tiri d’artiglieria.
Si comprende perciò come, nel rispondere alla domanda posta dalla Commissione, gli Ufficiali
interpellati abbiano lamentato, in modo quasi unanime, la scarsezza di “mezzi ausiliari” rispet-
to ai quelli fisici e ottici, tra i quali principalmente le radiocomunicazioni. Alcuni intervistati
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hanno fatto esplicito riferimento ai vantaggi che si sarebbero ottenuti mediante una maggiore
diffusione di ricetrasmettitori radio di bassa potenza, adottati solo in alcune Brigate dall’Esercito
italiano e più sistematicamente da altri eserciti.
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La necessità di incrementare l’equipaggiamento radio delle unità combattenti costituisce una delle
lezioni apprese durante i drammatici fatti dell’ottobre - novembre del 1917. Di fatto, sin dall’ini-
82 Questa domanda è riprodotta nella gran parte delle testimonianze conservate in AUSSME, fondo H4.
83 E’ stata rilevata, nelle pagine precedenti, l’assenza per motivi contingenti di stazioni radiotrasmittenti addirittura in due
comandi di CdA e in alcuni comandi di Divisione impegnati nelle operazioni nel primo giorno di battaglia.
84 Nella Relazione della Commissione d’Inchiesta, op. cit. Vol. II, p. 226. si afferma, in modo impreciso, che «la radiotele-
grafia era limitata ai collegamenti tra grandi unità».
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