Page 446 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               non furono in condizioni di fare altrettanto, scontando quindi, all’inizio del conflitto, un consi-
               derevole ritardo rispetto al nemico.
               All’entrata in guerra dell’Italia, si manifestarono anche altre disfunzioni organizzative perché,
               l’Ufficio Informazioni, pur facendo parte del Reparto Operazioni, non partecipava alla conce-
               zione e direzione delle operazioni, che erano completamente delegate alla Segreteria di Cadorna.
               Inoltre, l’organizzazione di vertice della branca informazioni era ripartita in due enti - l’Ufficio
               Informazioni e l’Ufficio Situazione - che, in pratica, incontravano difficoltà a collaborare e a
               integrarsi. Per di più, l’Ufficio Situazione ebbe, nel periodo “cadorniano”, le principali attenzio-
               ni e considerazioni da parte del Comando Supremo, lasciando in ombra l’attività dell’Ufficio/
               Servizio Informazioni, la cui sede principale, forse non a caso, venne spostata da Udine a Roma.
               Nel campo del controspionaggio, si fece fatica a impostare inizialmente azioni di contrasto ef-
               ficaci, lasciando così campo all’avversario che organizzò reti spionistiche in territorio italiano,
               dedite a sabotaggi soprattutto contro depositi di munizioni e navi da guerra e alla propaganda
               sovversiva.  Si tardò, inoltre, a effettuare sabotaggi in territorio nemico ed a sfruttare l’apporto,
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               in ruoli di combattimento, delle componenti etniche interne alla Monarchia asburgica e ad essa
               avverse che, dopo averne minato la compagine nel corso del conflitto, saranno determinanti per
               la sua implosione nell’ottobre-novembre 1918.
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               Già nel 1916, comunque, l’organizzazione informativa del Regio Esercito aveva raggiunto un
               discreto livello di espansione ed efficienza, come dimostrato dallo sviluppo delle strutture d’in-
               formazione d’armata, create da Cadorna nella primavera 1915, che arrivarono a gareggiare, in
               competenza e capacità professionale, con l’Ufficio Informazioni del Comando Supremo e  s’in-
               crementarono lungo la linea gerarchica.
               All’Ufficio Informazioni va ascritto inoltre il merito di aver supportato, sin dai primi mesi del
               conflitto, la costituzione di un servizio IT (Intercettazioni Telefoniche) operante presso le Armate,
               superando numerose difficoltà  e di aver cercato di ovviare alle carenze crittologiche esistenti
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               all’inizio della guerra, anche mediante richieste d’aiuto rivolte agli Alleati, dai quali però non
               ottenne alcun efficace contributo.
               L’Esercito italiano era infatti, all’entrata in guerra, privo di qualsiasi struttura organizzativa com-
               petente che studiasse i cifrari usati dal nemico, tentasse di interpretare i radio dispacci avversari
               intercettati in gran copia e provvedesse a innovare e gestire i propri sistemi cifranti. Fatta ecce-
               zione per i radio telegrammi cifrati mediante sistemi a diffusione limitata, usati in prevalenza
               dagli alti comandi,  la gran parte degli altri dispacci italiani trasmessi via radio veniva letta,
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               poche settimane dopo l’inizio del conflitto, dagli analisti austriaci guidati dal crittologo Andreas
               Figl, escludendo naturalmente i periodi più o meno lunghi di black out, necessari per forzare i
               nuovi sistemi o le nuove chiavi.
               I successi colti dagli Austro Ungarici, sono attribuibili a un complesso di motivi e principal-
               mente a: la citata preparazione prebellica comprendente l’acquisto di numerosi cifrari italiani; la
               debolezza e/o vetustà di questi ultimi, la gran parte dei quali non erano stati cambiati per più di


               2   Nei primi anni del conflitto, furono numerose e di grave entità le esplosioni di riservette e di depositi munizioni sia in zona
               di guerra sia nel resto del territorio, così come quelle di importanti navi da guerra nei porti di Brindisi e Taranto, di cui ancor
               oggi non è bene accertata la misura del coinvolgimento del servizio informazioni austro-ungarico.
               3   La Francia e la Russia utilizzarono fin dal 1914-1915 legioni combattenti composte di volontari o ex prigionieri austro-un-
               garici di etnia cecoslovacca.
               4   O. Marchetti, op. cit., p.89. Secondo l’Autore «il misoneismo e lo scetticismo ancora prevalenti in qualche Ufficio informazioni
               d’Armata contribuirono a ritardare il perfezionamento dell’organizzazione che effettivamente si può considerare raggiunta
               ai primi del 1916». In effetti, il Servizio IT tardò a essere adottato presso la 1 Armata.
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               5   Tra i cifrari adottati dagli alti comandi italiani all’inizio del conflitto e ignoti agli Austriaci sono compresi il “Verde” e l’ancora
               più segreto “FT”. Anche il “Cifrario Azzurro” fu identificato solo nell’estate del 1917. Tra gli altri cifrari non identificati vi è,
               fino all’aprile del 1916, quello di servizio a gruppi di lettere, impiegato molto limitatamente. Il “Cifrario Minerva”, non risulta
               sia stato forzato, anche se è incluso in un elenco delle cifre italiane compilato da Ronge nel 1916, con un punto interrogativo.

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