Page 451 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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CONCLUSIONI
del Comando Supremo nella zona di Padova e gli venne concessa maggiore autonomia anche al
fine di pianificare attività di guerra non convenzionale.
Nel 1918 non si perfezionarono soltanto i processi e l’analisi informativa, ma si migliorò la si-
curezza delle comunicazioni affidando definitivamente al Reparto crittografico la produzione di
gran parte dei cifrari. Così, il numero dei più importanti sistemi cifranti italiani non noti o rimasti
inviolati dal nemico aumentò nel corso dell’anno, ammontando alla fine del conflitto, per quanto
è stato possibile appurare, ad almeno una decina. 12
La misura più rilevante adottata in questo comparto, durante i preparativi dell’ultima offensiva
preludio dell’attraversamento del Piave e della battaglia di Vittorio Veneto, fu senza dubbio la
tempestiva sostituzione di tutti i maggiori cifrari impiegati in precedenza. All’inizio di ottobre,
il nuovo “SI”, esteso durante il 1918 a tutti gli alti comandi dell’Esercito, venne ulteriormente
protetto con tabelle dette “grigie” e il 20 del mese diventò operativo il Cifrario di Servizio “SA”.
Ambedue questi sistemi non rischiarono la forzatura, anche perché mancò al nemico il tempo ne-
cessario a raccogliere il materiale indispensabile per il loro studio. L’operazione di sostituzione,
condotta con esemplare tempismo in cui si intravede la regia del Reparto crittografico, dimostra
la maturità raggiunta che permise di tenere sotto scacco i pur abili decrittatori austroungarici,
nella decisiva fase finale della guerra.
Non può non destare stupore che, con risorse modeste - si pensi che nell’agosto del 1916 gli
addetti al Reparto erano soltanto nove, divenuti poche decine alla fine del conflitto - Sacco e i
suoi collaboratori siano riusciti a ottenere risultati comparabili a quelli conseguiti da analoghe
strutture nemiche e alleate di consolidata esperienza e di ben maggiori dimensioni.
Da quanto sinteticamente esposto si evince l’evoluzione della contesa crittologica che, risolta
inizialmente a favore degli Austroungarici in termini di cifrari forzati e dispacci decrittati anche
con sistemi parzialmente meccanizzati, ha visto il progressivo affermarsi del quantitativamente
modesto ma altamente efficiente gruppo di Sacco, fino a una situazione di sostanziale equilibrio
manifestatasi sin dal novembre del 1917, quando, a seguito di un più intensivo impiego delle ra-
dio comunicazioni da parte austriaca, le decrittazioni avvenivano in entrambi i lati del fronte, con
una crescente prevalenza italiana dovuta al costante aumento di cifrari non risolti dagli analisti
austroungarici, per giungere infine nell’ottobre del 1918 ad una netta superiorità italiana deter-
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minata dalla introduzione, nelle ultime settimane di guerra, dei principali cifrari rimasti inviolati.
Tra i frutti delle ricerche d’archivio alla base del presente volume è quindi lecito inserire la piena
conferma di quanto affermato da O. Marchetti e da Sacco secondo i quali, contrariamente alla
tesi sostenuta dal Gylden nel 1930 e poco prudentemente ripresa da alcuni autori successivi, i
risultati ottenuti gradualmente, con impegno costante e grande spirito di sacrificio dal Reparto
crittografico, sin dal 1916, divenuti più evidenti nell’ultimo anno di guerra, non debbono alcun-
ché all’aiuto degli Alleati francesi o inglesi.
Nonostante l’indubbio interesse destato dalla Grande Guerra segreta sviluppatasi intorno alla
crittologia e più in generale alla COMINT, non si può non riconoscere, al fine di una valutazione
di larga massima riguardo all’influenza delle diverse fonti informative sugli eventi del conflit-
to, la generale prevalenza delle informazioni ottenute mediante la Human piuttosto che dalla
Communication Intelligence. Gli interrogatori di prigionieri e disertori affinatisi per esempio
12 Tra i cifrari non forzati dagli analisti austro ungarici sono compresi il divisionale”D”, il reggimentale “R”, il nuovo “SI”,
le tabelle grigie, l’Interalleato “IA”, i cifrari di servizio della serie S, escluso l’SB”, (“SA” e “SC”), il cifrario di servizio
T1 e il nuovo “SIB” del Servizio Informazioni.
Il racconto di Figl si arresta in corrispondenza allo sforzo erogato per comprendere la struttura dell’”SB”, omettendo quanto
accaduto più tardi, mentre Ronge cita il “Grigio”, cioè le tabelle cifranti e decifranti del nuovo “SI”, e l’”SA”, noti dal
preambolo di alcuni radiogrammi intercettati, ma ammette la mancanza di ogni altra conoscenza in proposito.
13 Ciò non esclude che Ronge possa ancora esibire il testo di alcuni radiogrammi decrittati nei giorni di poco precedenti la
firma dell’armistizio, perché protetti con cifrarietti per servizi meteo e idrografici o validi nell’ambito di alcuni reparti e non
ancora cambiati secondo le direttive del Servizio Informazioni.
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