Page 452 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               con l’impiego di microfoni nascosti,  unitamente alla cattura di documentazione nemica e alle
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               notizie ottenute dalle varie tipologie di agenti, hanno rivestito per l’Intelligence, non soltanto al
               fronte italo austriaco, un ruolo rilevantissimo.
               Gli ascolti delle comunicazioni telefoniche avversarie sono, in effetti, andati crescendo durante il
               conflitto, assumendo entità ragguardevoli ma non comparabili con quelle delle fonti tradizionali,
               mentre la Radio Intelligence, che deve la sua notorietà all’indubbio interesse tecnico e scienti-
               fico, all’enfasi conferitale nei racconti di alcuni crittologi e allo sviluppo assunto nelle guerre
               successive, ha in genere fornito notizie operativamente interessanti in modo discontinuo, anche
               se in alcune circostanze, rilevante.
               L’indispensabile integrazione delle diverse forme di Intelligence ha influenzato anche il settore
               crittologico, specie ai fini della soluzione di codici voluminosi e complessi. La prevalenza dell’a-
               bilità crittologica o di quella tradizionale di Intelligence in alcuni processi che hanno consentito
               di ricostruire importanti repertori, costituisce tuttora oggetto di ricerche e talvolta di polemiche,
               con riferimento a fatti avvenuti durante la Grande Guerra e non solo.  Nelle pagine precedenti
                                                                               15
               sono emersi, per esempio, i vantaggi derivati a Luigi Sacco dalla disponibilità del codice navale
               KOD e del Rotbuch austriaci, rispettivamente per la decrittazione dei dispacci di sommergibili
               nemici e per la forzatura del codice diplomatico austriaco. Dal lato opposto del fronte, gli ac-
               quisti prebellici dei cifrari italiani operati dall’Evidenzbureau e le numerose catture nel corso
               dei combattimenti hanno sicuramente apportato contributi non secondari al lavoro degli analisti
               austroungarici. Il consistente aiuto così ottenuto è però completamente omesso nelle memorie
               del crittologo Andreas Figl e, almeno in alcuni casi, ricordato da Maximilian Ronge, membro e
               poi capo del Servizio Informazioni.


               L’interesse per la lotta crittografica scatenatasi durante la Grande Guerra scaturisce anche dalla
               evoluzione registratasi nel settore, alla spasmodica ricerca di sistemi cifranti, sempre nuovi,
               disegnati con lo scopo di richiedere al nemico sforzi e tempi crescenti per la loro soluzione, cer-
               cando contemporaneamente di non complicare il lavoro di cifratura e decifrazione.
               Nella scelta tra le varie tipologie di sistemi si possono talvolta riscontrare, nonostante la strenua
               competizione tra gli eserciti contrapposti, alcune linee di tendenza comuni determinate sia dalle
               informazioni recuperate da documenti reciprocamente sottratti durante i combattimenti,  sia dal
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               continuo sforzo di penetrare i segreti nemici. Infatti, all’individuazione delle soluzioni avver-
               sarie, quando ne vengono riconosciuti i pregi, seguono spesso tentativi per utilizzarle al fine di
               migliorare i propri sistemi, naturalmente con le opportune modifiche e adattamenti.
               Uno dei momenti in cui si manifesta una tendenza di tal fatta comune ad alcuni eserciti si può indi-
               viduare, tra la seconda metà del 1917 e l’inizio del 1918, in corrispondenza alla sostituzione delle
               tecniche letterali adottate prima di allora per le comunicazioni dei reparti subordinati, con repertori
               di vario tipo. La linea di tendenza sopraindicata si riscontra anche nei cambiamenti dei cifrari te-
               deschi, austriaci e italiani ai quali ultimi va riconosciuta, grazie al già citato “cifrario di trincea”
               ideato da Sacco nel settembre del 1916, una priorità temporale tra i sistemi di tipo “provvisorio”.
               Nel frequente cambiamento dei sistemi cifranti si è anche perseguita la speranza, spesso non na-
               scosta, di rendere i tempi necessari per la loro forzatura, talmente lunghi da ottenerne la pratica


               14   Questi microfoni erano impiegati da Italiani e Austriaci per intercettare le conversazioni tra prigionieri che potevano
               avvenire spontaneamente o per le sollecitazioni di agenti provocatori “infiltrati”.
               15   Alberto Santoni sostiene per esempio che gli Inglesi sarebbero stati in grado di decrittare dispacci tedeschi cifrati con i
               codici HVB e SKM prima di ricevere i libri ottenuti mediante operazioni di Human Intelligence. Per mascherare le capacità
               della leggendaria “stanza 40” dell’Ammiragliato inglese, i successi ottenuti nella contesa contro la flotta tedesca sono stati
               attribuiti da Winston Churchill alla radiogoniometria.. (A. Santoni, op. cit. p. 47 - 61).
               16   Marcel Giviérge, Questions de Chiffre, op.cit., N° 32, marzo 1926 (Traduzione in inglese in War Department, Articles on
               Cryptography and Cryptanalysis reprinted from The Signal Corp Bulletin, Problems of code, p. 16).

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