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LA GRANDE GUERRA SEGRETA SUL FRONTE ITALIANO (1915 – 1918)




               In senso opposto, poiché il silenzio radio non veniva applicato sempre in modo rigorosissimo, gli
               Italiani monitoravano attentamente le rare comunicazioni campali e i più frequenti dispacci na-
               vali austroungarici, localizzando immediatamente la loro origine e interpretandone non di rado i
               contenuti, sin dall’estate del 1916. Oltre ai cifrari delle Marine e degli Eserciti austriaci, tedeschi
               e persino turchi, il Reparto crittografico risolse numerose cifre diplomatiche di Paesi neutrali,
               nemici e alleati, a cui va aggiunta una grande quantità di sistemi utilizzati da spie o presunte tali,
               contribuendo così a colmare le carenze crittologiche di alcuni Ministeri italiani.
               Il lavoro del Reparto finalizzato alla decrittazione dei dispacci campali nemici aumentò con-
               siderevolmente nell’ottobre - novembre del 1917, in occasione dell’offensiva austro tedesca e
               della successiva guerra di movimento quando, l’impiego della radio, divenuto indispensabile,
               venne praticato non solo dall’Esercito tedesco, ma anche da quello austro ungarico, sebbene in
               modo molto parsimonioso e, secondo quanto riferito da Sacco, meno ordinato rispetto a quello
               tedesco. I Generali posti a capo della XIV Armata protagonista dello sfondamento di Caporetto,
               hanno testimoniato nei loro scritti che, durante lo spostamento del fronte dall’Isonzo al Piave
               e la successiva battaglia d’Arresto, si verificarono gravi ritardi nei tempi di trasmissione degli
               ordini lungo le catene di comando dell’Esercito austroungarico, dovuti tra l’altro alla scarsezza
               di comunicazioni radio, con non trascurabili conseguenze operative, alcune delle quali sono state
               illustrate nei precedenti capitoli.

               Nei primi mesi del 1918, probabilmente a seguito delle insistenze degli alleati Tedeschi divenuti
               ormai responsabili dell’intera condotta della guerra, i comandi austroungarici consentirono un più
               largo impiego della radio per la trasmissione dei dispacci, prima dalle “divisioni in su” e poi anche
               dalle “divisioni in giù”. Da questo momento, gli analisti italiani poterono competere ad armi pari
               con il nemico, utilizzando il materiale crittografico divenuto più abbondante e colsero rilevanti
               successi, risolvendo alcuni cifrari campali austriaci come quello impiegato all’inizio della bat-
               taglia del Solstizio e altri introdotti durante le vicende conclusive della guerra al fronte italiano.
               I risultati positivi conseguiti sono in parte attribuibili alle modifiche organizzative dell’attività di
               decrittazione italiana avvenute già durante la battaglia d’Arresto quando, a seguito dell’intensi-
               ficazione del traffico radio campale soprattutto germanico, fu istituito al fronte un distaccamento
               del Reparto crittografico, e proseguite nella primavera del 1918, con l’attribuzione di strutture e
               competenze crittologiche alle singole d’Armate, in coincidenza con la ripresa del traffico radio e
               dell’accresciuto numero delle stazioni RT austroungariche.
               Un’importante riorganizzazione venne introdotta, all’inizio del 1918, per l’intera branca infor-
               mativa dell’Esercito italiano, eliminando finalmente il dualismo tra il Servizio Informazione
               e l’Ufficio Situazione, con la soppressione di quest’ultimo le cui competenze passarono all’Uf-
               ficio Operazioni. Lo sdoppiamento dell’organo informativo, caratteristico dell’organizzazione
               del vertice militare italiano sin dall’Ottocento - attraverso gli Scacchieri e la Segreteria/Ufficio
               I, - non aveva retto alla prova della Grande Guerra, risultando anacronistico e poco efficiente.
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               La nuova struttura migliorò la cooperazione tra i diversi comparti centrali e periferici dell’Intelligence,
               contribuendo ad un più efficace filtraggio e al tempestivo sfruttamento delle informazioni. Il
               Servizio Informazioni, per merito anche del suo nuovo direttore, Odoardo Marchetti, dimostra-
               tosi meno attratto del suo predecessore Giovanni Garruccio dai temi più squisitamente politici,
               concentrò la propria attività soprattutto nella raccolta di informazioni sul nemico e sui sistemi
               migliori per abbatterne il potenziale bellico. La sede del Servizio fu riportata a fianco di quella

               del cifrario di servizio con l’introduzione del “CFbis”, avvenuta nei primi giorni di novembre, procurò non pochi grattacapi
               ad Andreas Figl e ai suoi collaboratori.
               11   Con la riorganizzazione del Comando Supremo operata da Armando Diaz, si sanò finalmente anche l’inconveniente
               costituito dalla diversa dipendenza dei settori informazioni e operazioni, che facevano prima riferimento rispettivamente al
               Sottocapo di Stato Maggiore  e al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.

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