Page 65 - La Grande Guerra segreta sul fronte Italiano (1915-1918) - La Communication Intelligence per il Servizio Informazioni
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                  3.1 L’IMPEGNO INTERNAzIONALE DELL’UFFICIO INFORMAzIONI


                  L’atteggiamento prudente suLLa situazione Libica
                  L’interesse informativo verso la Tripolitania e la Cirenaica risaliva almeno dal 1883, quando, a
                  seguito dell’invasione francese della Tunisia, un capitano del Corpo di Stato Maggiore, su ordi-
                  ne del generale Enrico Cosenz, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, aveva redatto uno studio
                  approfondito su tali territori del Nord Africa. Questa Relazione, oltre a riportare descrizioni
                  monografiche del terreno e  a trattare della preparazione militare turca, poneva in guardia  contro
                  la ribellione della popolazione araba nel caso di una eventuale invasione italiana, sostenendo
                  che: «gli arabi sono da considerarsi come una riserva che parteggerebbe certamente per la guar-
                  nigione turca al primo scoppio di fanatismo, in seguito all’aggressione di una potenza cristiana.
                  La setta dei Senussi (i gesuiti dell’Islamismo) è pure un elemento morale potente, col quale
                  bisognerebbe contare. Il loro capo sta nell’oasi di Giarabub, ma essi hanno nella Cirenaica un
                  gran numero di zaniè, che sono insieme conventi e scuole, e sono altrettanti centri di fanatismo,
                  specialmente ostili ai cristiani, ma anche avversi al governo turco».
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                  Tali avvisi, che evidentemente tenevano in giusto contro le disposizioni d’animo e le motiva-
                  zioni della popolazione araba, vennero ribaditi nell’ottobre 1911, nell’imminenza dello sbarco
                  italiano a Tripoli, dall’Ufficio Coloniale che sosteneva:


                           Non pare si possa ad occhi chiusi credere alle informazioni troppo ottimistiche che ci
                        giungono spesso dalla Tripolitania e riguardanti i sentimenti di quelle popolazioni arabe a
                        nostro riguardo. Tali informatori appartengono quasi tutti all’azienda del Banco di Roma,
                        troppo interessata a spingerci ad un’azione armata, che cercano di rappresentare come fa-
                        cilissima. Questo Ufficio crede sia prudente di non fare assegnamento sull’aiuto delle tribù
                        arabe e sull’appoggio dei Senussi, ma anzi sia bene premunirsi contro l’eventualità che essi
                        possano far causa comune con le truppe turche.
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                  Il presunto atteggiamento benevolo o quanto meno neutrale delle popolazioni arabe nei riguardi
                  dell’occupazione italiana era pertanto una favola messa in giro negli ambienti politico-diploma-
                  tici, probabilmente anche in cattiva fede, allo scopo di indurre il Governo nazionale a decidere
                  per l’impresa libica.  Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e con esso il comandante della
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                  1   Relazione del capitano Alfonso Carini, anno 1883, AUSSME, fondo L-8 Libia, busta 6. Dal punto di vista operativo, il Carini
                  consigliava saggiamente di spingere immediatamente dopo lo sbarco l’occupazione alle regioni interne del paese: «Occupata
                  la prima zona litoranea, occorrerà spingersi al più presto alla seconda zona, quella del Gebel, per impedire che vi si possa
                  organizzare una seria resistenza, essendo quelle popolazioni ardite ed il terreno montuoso favorevole per la guerriglia».
                  2   Promemoria n. 1296 in data 1° settembre 1911, Informazioni circa una eventuale spedizione in Tripolitania e Cirenaica,
                  Reparto Operazioni – Ufficio Coloniale, AUSSME, fondo L-8 Libia, busta 128.
                  3   Gli storici a cominciare da Sergio Romano e lo stesso SIFAR, hanno messo in rilievo l’errore in cui sarebbe incorso il
                  servizio informazioni nella preparazione dell’impresa libica: «Purtroppo le euforiche previsioni, che in quei giorni dell’au-
                  tunno 1911 avevano illuso tutti, senza distinzione, svanirono di fronte all’imprevisto atteggiamento fieramente ostile degli
                  arabi, e lo stesso Ufficio I ne fu sorpreso, avendo aprioristicamente esclusa la possibilità di una resistenza indigena e di una
                  conseguente guerra lunga, costosa, logorante. Fu indubbiamente un errore» (Il servizio informazioni militare italiano dalla
                  sua costituzione alla fine della seconda guerra mondiale, op. cit., pp. 8-9).


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