Page 199 - Missione in Siberia - I soldati italiani in Russia 1915-1920
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La campagna deL 1919 e iL ritiro deL cSeo 197
Ma l’altro imperterrito:
- Questo parere è appunto quello che mi dovete dire!
- Ma che dirvi se non che io, come straniero, non posso che starmene se-
duto a guardare! Da una parte veggo i bianchi, dall’altra i rossi. Io osservo
e mi diverto come al dramma a teatro…
- A teatro? Avete detto come a teatro? Il proletariato russo dà il suo san-
gue, la borghesia russa è a terra, così come lo sarà presto in tutto il mondo,
e voi state a guardare…come a teatro! E forse in poltrona anche? E voi
dite che non vi siete battuto per la borghesia?
Non era stata una trovata felice. Il funzionario si lanciò in una violenta e
prolissa invettiva più da comizio che da interrogatorio e si interruppe, allibito,
solo quando l’italiano domandò breve licenza per un bisogno fisico improvviso.
Al ritorno di Ferraris il funzionario pareva essersi calmato, e l’interrogatorio
riprese. Stavolta l’oggetto delle domande era la sua partecipazione alle opera-
zioni del contingente italiano a Krasnojarsk. Un argomento pericoloso.
“Ai tempi del vostro Fassini, Fussini, come lo chiamate, non importa, il
diavolo se lo porti… avete… preso… parte a… spedizioni punitive”? Stavolta
Ferraris non tentò di evadere la domanda, anche perché se il commissario la
poneva, voleva dire che ben ne conosceva la risposta.
-Sì è vero, ho partecipato al reparto punitivo del Col. Romerof, ma vi
affermo sul mio onore di ufficiale che salvai allora la vita a molte donne
e a centinaia di mujiki…(contadini).
- E questo anche io so, vi prenda il diavolo,…e lo sanno anche i membri
della ceka!
Ho fatto tutta la guerra, ho le mie idee sul coraggio, non sono un fanfaro-
ne. Quelli che affermano di non aver mai avuto paura, o sono degli stupidi
che non hanno avuta la percezione del pericolo, o mentono. Solo nel calo-
re della mischia, al fuoco, si perde il senso della paura. Tutti devono avere
in certi momenti sentito in guerra la caratteristica contrazione dell’osso
sacro. L’avventura e il rischio attraggono, ma ci sono pure tempi in cui
tremano le vene e i polsi”.
Per fortuna, chiunque avesse denunziato i due italiani non aveva attribuito a
Ferraris alcuna complicità nella sconsiderata ferocia del colonnello Romerov.
“Trassi un respiro di sollievo. Vigliotti si schiariva la gola con insistenza.
Mi voltai: mi strizzava gli occhi.